Attacchi di panico -Qual è il decorso del disturbo?
Gli attacchi possono manifestarsi all’improvviso o essere situazionali, cioè comparire in un contesto in cui il soggetto presenta elevati livelli di ansia e/o in circostanze che determinano forte disagio. In un paziente su due compaiono durante il sonno, in alcuni casi si verificano in condizioni di pericolo o in concomitanza con l’assunzione di sostanze stupefacenti quali, per esempio, cannabis (marijuana). In genere, la prima crisi è ricordata in maniera particolare (di seguito sono riportate alcune frasi tipiche con le quali i pazienti raccontano il primo episodio):
- «mi svegliai all’improvviso nel bel mezzo della notte; mi sembrava di morire, il cuore andava a mille»;
- «stavo guidando tranquillamente sull’autostrada per andare in vacanza, quando improvvisamente una sensazione terrificante di morte mi fece accostare al lato della strada»;
- «ero impegnato in una riunione quando mi prese un forte capogiro, un senso di soffocamento, temevo che stessi per impazzire e lasciai la stanza quasi di corsa»;
- «stavo sull’ascensore quando mi sentii soffocare e provai il desiderio impellente di fuggire»;
- «ero al supermercato e, all’improvviso, mi sentii la testa girare. Avevo le gambe molli e mi prese il timore di poter perdere il controllo, mi dovetti allontanare il più velocemente possibile dal posto in cui ero».
Gli episodi possono comparire con frequenza variabile da due a quattro per settimana, nella fase iniziale possono essere numerosi e diminuire poi nel periodo successivo; in alcuni casi, invece, possono diventare talmente frequenti da definire un vero e proprio stato di malessere. Ben presto gli attacchi vengono preceduti dalla cosiddetta ansia anticipatoria, cioè dalla paura di avere una crisi.
In un 30% dei casi compare una polarizzazione ipocondriaca, cioè il soggetto si convince di avere una malattia fisica, per esempio di essere a rischio di infarto o di ictus, e si sottopone a numerosi accertamenti diagnostici; di volta in volta vengono interpellati, a seconda dei sintomi, i vari specialisti: il cardiologo (tachicardia, oppressione toracica, palpitazioni, cuore in gola), il neurologo, lo pneumologo (senso di soffocamento, difficoltà a respirare), il reumatologo (sintomatologia dolorosa diffusa) e così via.
Spesso alla paura delle malattie si accompagna quella relativa agli effetti collaterali dei farmaci (farmacofobia). Quest’ultima è tipica di chi soffre di attacchi di panico e gli psichiatri, che hanno il compito di iniziare un trattamento farmacologico per il DAP, spesso si trovano in difficoltà, soprattutto all’inizio; l’ipersensibilità di questi pazienti ai farmaci è ormai nota e costituisce uno dei principali problemi nella cura del disturbo, anche se può essere gestita iniziando molto gradualmente la terapia, spiegando che alcuni effetti sono normali e usando contemporaneamente farmaci tipo benzodiazepine per ottenere un effetto ansiolitico immediato.
A seguito dei vari disturbi e del vissuto compare una forma di evitamento, cioè i soggetti fanno in modo di non rimanere da soli, di non allontanarsi da casa e rifuggono situazioni in cui è difficile raggiungere un ospedale. Il termine usato è agorafobia e in genere i luoghi evitati sono posti pieni di gente, piazze, chiese e così via; in questi luoghi temono di avere una crisi e di non poter essere soccorsi, sviluppano cioè la paura di avere paura, ovvero la fobofobia; alcune persone arrivano a non uscire mai di casa se non accompagnate.
Spesso gli episodi si riducono nel tempo, mentre le condotte di evitamento si strutturano in un vero e proprio stile di vita. Un 30% dei casi sviluppa una demoralizzazione secondaria, con sensi di colpa e inadeguatezza per l’impossibilità di condurre una vita normale. In altri casi insorge il timore di avere una crisi in pubblico e si finisce con l’isolarsi. In un terzo dei casi, infine, si manifesta una sintomatologia depressiva dovuta alle limitazioni causate dal disturbo d’ansia. Talvolta, la depressione può precedere o seguire gli attacchi a distanza anche di molto tempo diventando, così, un fenomeno autonomo rispetto al DAP. Quando la depressione e i sintomi degli attacchi di panico sono molto ravvicinati, si possono configurare quadri clinici in cui l’apatia e l’umore depresso si accompagnano a elevati livelli di agitazione e di tensione interiore; in questi casi la depressione si associa a un elevato rischio di suicidio (20%).
La dipendenza da benzodiazepine o alcol è frequente, i soggetti infatti per ridurre l’ansia anticipatoria spesso abusano di queste sostanze.
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