Cicatrizzazione

Riparazione spontanea di un tessuto dopo una lesione, che di norma si conclude con la formazione di una cicatrice. La cicatrizzazione è un insieme di fenomeni locali di difesa, che si avviano in risposta a un’aggressione (ferita, ustione, malattia, intervento chirurgico). Durante questo processo vengono liberati molti prodotti attivi provenienti dal sangue e dai tessuti: […]



Riparazione spontanea di un tessuto dopo una lesione, che di norma si conclude con la formazione di una cicatrice. La cicatrizzazione è un insieme di fenomeni locali di difesa, che si avviano in risposta a un’aggressione (ferita, ustione, malattia, intervento chirurgico). Durante questo processo vengono liberati molti prodotti attivi provenienti dal sangue e dai tessuti: enzimi, proteine di vario tipo, istamina e così via. La cicatrizzazione si articola in molte tappe: la prima è la coagulazione del sangue, che blocca l’emorragia. I globuli bianchi presenti nel sangue eliminano le cellule morte. In seguito, le cellule sopravvissute iniziano a moltiplicarsi, dando origine a nuovo tessuto, il cui aspetto dipende dalla localizzazione della lesione. Infatti, nel caso del tessuto osseo, per esempio, le cellule sane vicine migrano nella zona interessata e si moltiplicano, ricostituendo così una struttura identica a quella precedente all’aggressione. Nel caso del tessuto muscolare, invece, la zona interessata viene ricoperta da un tessuto fibroso, non muscolare né contrattile.

La cicatrizzazione dipende da vari fattori, soprattutto di tipo alimentare, metabolico, endocrino e farmacologico; ritardi di questo processo si osservano in soggetti denutriti o di età avanzata, o in caso di prolungata assunzione di corticosteroidi. La cicatrizzazione può dar luogo, soprattutto nella popolazione nera e asiatica, a cheloidi, placche fibrose che si sviluppano sotto l’epidermide in corrispondenza di una cicatrice.


Cicatrizzazione di una ferita

A seconda della natura e dell’aspetto della ferita, si distinguono due tipi di cicatrizzazione.

La cicatrizzazione per prima intenzione riguarda le ferite i cui bordi sono ravvicinati, come avviene dopo certi traumi o incisioni eseguite dal chirurgo, in assenza d’infezione. La cicatrizzazione in tal caso è rapida e di buona qualità, che sia spontanea o favorita da una sutura (con filo o graffe) se la lesione è profonda. La cicatrizzazione per seconda intenzione riguarda al contrario le ferite i cui bordi sono distanziati. Si osserva, per esempio, nel corso di un’ulcera della gamba, che comporta una perdita di sostanza cutanea. Il fondo della lesione si ricopre di un supporto fibroso. Le cellule sane situate lungo i bordi si moltiplicano e migrano, per ricoprire il fondo della piaga, elaborando nuovo tessuto cutaneo. Questo processo è naturalmente più lento di quello per prima intenzione, e la cicatrice ha spesso un aspetto più sgradevole. Il trattamento farà ricorso a farmaci di uso dermatologico (soluzioni, pomate, impacchi) e talvolta a mezzi fisici (curettage, bisturi) articolandosi in varie tappe:

  • disinfezione con antisettici come la clorexidina e l’examidina;
  • detersione (eliminazione del materiale estraneo e delle secrezioni in eccesso) facendo ricorso ad agenti chimici o, al bisogno, al bisturi;
  • tecniche utili a favorire la granulazione (proliferazione del nuovo tessuto) e la formazione dell’epidermide, in particolare bendaggi idrocolloidali occlusivi.