Primo Soccorso
Problemi genito-urinari
La variante giapponese
I contatti tra Cina e Giappone furono per lungo tempo mediati dalla vicina Corea; da qui, tra il VII e l’VIII secolo, molti bonzi (monaci) con preparazione medica si trasferirono in Giappone per insegnarvi il Buddismo e la medicina.
La fase di inizio vera e propria avvenne probabilmente attorno al 561, quando il medico cinese Chi Chung si trasferì nelle Isole con circa 160 opere di agopuntura, moxa e teoria medica generale. Vennero progressivamente tradotti in giapponese i trattati medici più importanti, così che, nonostante le ricorrenti reazioni nazionalistiche, possiamo trovare interamente riportata nello Ishin-ho di Tamba Yasuyori (X secolo) la teoria buddista dei Quattro elementi, sostanziosi riferimenti al Neijing, alle Mille ricette preziose e ad altri testi cinesi purtroppo andati persi e conosciuti solo grazie alle citazioni dello Ishin-ho.
Tra le varie scuole buddiste che nel frattempo fioriscono in Giappone, ha particolarmente rilievo storico lo Zen, fondato dal monaco Eisai (1141-1215) nel monastero di Shojo-kuj, ad Hakata; esso è una diretta derivazione del Buddismo di scuola cinese Chan. Lo zen ebbe stretti rapporti con lo sviluppo della medicina, della poesia e delle arti, così come delle tecniche respiratorie e di quelle marziali, nate anch’esse in Cina e poi assimilate e rielaborate dal fagocitante sincretismo giapponese. La medicina giapponese continuò a svilupparsi in questo modo anche se, dal XVI secolo in poi, nel Paese iniziarono a diffondersi la medicina e la chirurgia occidentali e, sempre in quel periodo, il Confucianesimo riuscì a estromettere dalla professione i bonzi-medici, sostituendoli con praticanti laici.
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