Emorroidi

Il termine emorroidi deriva dalle parole greche hâima (“sangue“) e rhêin (“scorrere”) e significa appunto “flusso di sangue”. Indica normali dilatazioni di vasi sanguigni arteriosi e venosi, presenti fin dalla nascita e dotate di una duplice funzione: contribuire alla continenza anale e favorire la defecazione. Le emorroidi, gonfiandosi e sgonfiandosi mediante l’afflusso e il deflusso […]



Il termine emorroidi deriva dalle parole greche hâima (“sangue“) e rhêin (“scorrere”) e significa appunto “flusso di sangue”. Indica normali dilatazioni di vasi sanguigni arteriosi e venosi, presenti fin dalla nascita e dotate di una duplice funzione: contribuire alla continenza anale e favorire la defecazione. Le emorroidi, gonfiandosi e sgonfiandosi mediante l’afflusso e il deflusso di sangue, hanno la funzione di chiudere completamente il canale anale e in questo modo impedire la fuoriuscita di feci dall’ano (funzione detta di continenza fecale), operazione che i soli muscoli costrittori presenti nella parte bassa del retto non riuscirebbero a svolgere in modo completo, specie nei confronti della componente liquida delle feci. In base a quanto appena detto, i casi di alterazione patologica delle emorroidi, per esempio quelli conseguenti alla formazione di coaguli di sangue nei vasi sanguigni (fenomeno detto trombizzazione) o alla loro fuoriuscita verso l’esterno (prolasso) andrebbero indicati con l’espressione malattia emorroidaria, anziché come emorroidi; tale malattia viene osservata molto di frequente nella popolazione, soprattutto in quella al di sopra dei 50 anni.


Tipologie

Le cosiddette emorroidi interne sono situate al di sotto della membrana che ricopre l’interno della parte terminale del retto (la mucosa) e del canale anale. Con il termine emorroidi esterne si indicano invece le emorroidi situate al di sotto della cute che ricopre la parte esterna del canale anale.


Cause

I fattori che influiscono sulla genesi della malattia emorroidaria non sono ben chiari. Oltre ad alcune condizioni predisponenti, quali l’ereditarietà, vi sono molte altre cause che possono costituire fattori scatenanti nello sviluppo di veri e propri cuscinetti emorroidari patologici, che determinano un’abnorme dilatazione delle emorroidi e il loro conseguente prolasso al di fuori dell’ano.

La stitichezza e la sedentarietà giocano un ruolo particolarmente importante tra i fattori di malattia emorroidaria. Per quanto riguarda la stitichezza, le forti spinte cui i soggetti sono costretti nell’atto della defecazione determinano elevate pressioni all’interno della cavità addominale che, soprattutto se associate all’emissione di feci dure, sembrano i fattori iniziali di irritazione della mucosa nell’area emorroidaria; tali spinte determinerebbero inoltre la rottura delle fibre connettivali di sostegno, che hanno il compito di ancorare i cuscinetti emorroidari alla muscolatura. Ne deriva che la mucosa rettale scivola verso il basso spingendo verso l’esterno le emorroidi interne, le quali a loro volta spingono fuori le emorroidi esterne e ne determinano il prolasso. In altre parole, la malattia emorroidaria può essere definita come uno scivolamento verso il basso di una parte del rivestimento del canale anale, che tende a peggiorare con il tempo.

Oltre alla stitichezza, che resta il fattore causale più importante, altre condizioni influiscono sull’insorgenza della malattia emorroidaria, e tra queste:

  • ridotta attività fisica;
  • professioni prevalentemente sedentarie, che obbligano a stare seduti per lungo tempo;
  • utilizzo cronico di lassativi;
  • alimenti che irritano la mucosa intestinale e favoriscono una crisi emorroidaria (alcol, spezie);
  • gravidanza;
  • obesità.


Sintomi

Lo scivolamento della mucosa ano-rettale e il prolasso dei vasi emorroidari sono responsabili della malattia e della sintomatologia a questa correlata.

Sanguinamento Sulle emorroidi dilatate possono crearsi delle “fessure” che favoriscono il sanguinamento se stimolate da un’aumentata pressione interna, per esempio durante lo sforzo della defecazione. Il sanguinamento si presenta di solito di colore rosso vivo e scompare al termine della defecazione; è il sintomo principale e non è accompagnato da dolore.

È importante riferire al medico la comparsa di sanguinamento anale, in quanto occorre capire se questa manifestazione segnala una malattia emorroidaria o se è invece collegata ad altre e più gravi malattie, per esempio a eventuali tumori sviluppatisi all’interno del colon.

Dolore Spesso è dovuto a emorroidi interne che prolassano all’esterno, oppure alla formazione al loro interno di coaguli di sangue (trombosi emorroidaria); è caratteristico l’aumento del dolore con la defecazione.

Oltre a sanguinamento e dolore, altri sintomi tipici della malattia emorroidaria sono la perdita di muco e il prurito anale.


Entità del prolasso

È importante riconoscere l’entità del prolasso emorroidario, in quanto da questa informazione dipende in larga misura la scelta del trattamento.

I grado Prolasso emorroidario interno: le emorroidi prolassate non si estendono, durante la defecazione, oltre il margine anale.

II grado Prolasso esterno: si osservano emorroidi che migrano verso l’esterno solo durante la defecazione, per rientrare poi spontaneamente (al termine della defecazione) nel canale anale.

III grado Prolasso esterno: il prolasso si verifica durante le spinte della defecazione ma le emorroidi non rientrano spontaneamente, cosa che avviene solo con l’aiuto di manovre manuali.

IV grado Prolasso emorroidario esterno permanente: il prolasso si osserva sempre, indipendentemente dal momento degli sforzi correlati alla defecazione.


Trattamento

Le opzioni terapeutiche vengono scelte in base alla gravità della malattia emorroidaria e dei sintomi lamentati dal paziente: possono essere adottati provvedimenti di tipo igienico-alimentare, farmacologico e chirurgico.

Prescrizioni generiche La prima e più importante terapia è costituita dalla regolarizzazione della funzione intestinale e della defecazione (nel linguaggio tecnico si parla di regolarizzazione dell’alvo). Molto importante è anche cercare di ridurre lo sforzo durante l’evacuazione mantenendo le feci morbide e quindi aumentando il consumo di alimenti ricchi di fibre alimentari, frutta e verdura; fondamentale è poi bere molta acqua (circa 1,5-2 l al giorno). È bene inoltre praticare un regolare esercizio fisico, che aiuta a mantenere attivo l’intestino.

Terapia farmacologica Unguenti, creme e supposte non curano la malattia emorroidaria ma possono alleviarne sintomi quali dolore, senso di fastidio e prurito anale. Se il sanguinamento cronico e il dolore non regrediscono con l’impiego di farmaci antinfiammatori, è bene consultare il medico per fissare una visita specialistica e valutare l’eventualità di un intervento chirurgico. Nei casi in cui il paziente presenti un prolasso di II grado (se sanguinante a tal punto da provocare anemia), di III e di IV grado, l’unico trattamento efficace risulta l’intervento chirurgico, che sarà diverso a seconda della gravità del caso.

[M.C., A.R.]