Malattia infettiva articolare, neurologica e cardiaca. L’agente causale è un batterio della famiglia delle spirochete, la Borrelia burgdorferi, trasmessa all’uomo dal morso di una zecca. Vari mammiferi, tra cui i daini, rappresentano serbatoi del batterio. La malattia di Lyme (o borreliosi) colpisce soprattutto in Europa, America e Australia.
Fasi evolutive della malattia
La malattia di Lyme, nella sua evoluzione, attraversa tre fasi. La fase primaria si manifesta con una lesione detta eritema cronico migrante, che insorge da 3 giorni a 1 mese dopo il morso della zecca. Consiste in un arrossamento cutaneo, inizialmente papuloso e infiammatorio, che si sviluppa intorno al punto di inoculo, per poi estendersi in modo concentrico, formando un anello. Si accompagna a febbricola, dolori articolari e muscolari. La lesione cutanea scompare nel giro di 3 settimane. La fase secondaria dà luogo ad accessi di eritema, disturbi neurologici (radiculite, meningite), manifestazioni cardiache (sincope, dolore toracico) e dolori articolari di origine infiammatoria. Dura da qualche settimana a molti mesi. La fase terziaria spesso insorge vari anni dopo il morso; è caratterizzata da acrodermatite cronica atrofizzante (eritema associato a progressiva atrofia cutanea), pseudolinfoma (linfoma cutaneo benigno), reumatismi cronici a carico di una o più articolazioni e danni del sistema nervoso centrale (cervello, midollo spinale).
Diagnosi e trattamento
L’isolamento batteriologico è difficoltoso. L’esame sierologico mediante immunofluorescenza indiretta o con la tecnica ELISA conferma la diagnosi clinica negli stadi secondario e terziario. Il trattamento si basa sull’antibioticoterapia, che cura le manifestazioni cliniche agli esordi e previene il coinvolgimento neurologico tardivo. La malattia di Lyme può lasciare sequele di varia natura, specie neurologiche (paralisi facciale periferica) o cutanee (atrofia).
Alcune lesioni possono persistere dopo la guarigione e cronicizzare.