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La sindrome delle gambe senza riposo (dall’inglese Restless Legs Syndrome, abbreviato in RLS) è una condizione caratterizzata da un irresistibile bisogno a muovere gli arti per interrompere una sensazione sgradevole; colpisce prevalentemente gli arti inferiori ma a volte anche le braccia o il dorso. Benché generalmente questa situazione si manifesti in modo lieve, talvolta pregiudica […]



La sindrome delle gambe senza riposo (dall’inglese Restless Legs Syndrome, abbreviato in RLS) è una condizione caratterizzata da un irresistibile bisogno a muovere gli arti per interrompere una sensazione sgradevole; colpisce prevalentemente gli arti inferiori ma a volte anche le braccia o il dorso. Benché generalmente questa situazione si manifesti in modo lieve, talvolta pregiudica gravemente la qualità di vita degli individui colpiti. Nel Nord America e in Europa risulta interessato da questa sindrome circa il 10% degli adulti; l’incidenza aumenta con l’età e risulta maggiore nelle donne.

Il paziente, muovendo la parte del corpo interessata dalla sensazione spiacevole, ottiene un lieve sollievo che purtroppo è soltanto temporaneo, in quanto la sintomatologia riprende non appena cessato il movimento o poco dopo.

Chi è colpito La sindrome delle gambe senza riposo può insorgere a ogni età: anche se ne sono colpiti più frequentemente gli individui di mezza età, è possibile diagnosticarla anche nell’infanzia. In questi ultimi casi, alcuni esperti sostengono che in alcuni bambini il problema sia fortemente correlato a disturbi dell’attenzione.

La sindrome può essere primaria o secondaria. La forma primaria è considerata idiopatica (ovvero senza causa nota): generalmente inizia prima dei 40-45 anni di età, ha insorgenza lenta e progressiva e peggiora con l’invecchiamento. La forma secondaria invece insorge spesso dopo i 40 anni ed è associata a specifiche condizioni cliniche o all’uso di alcuni farmaci: tra queste condizioni si riscontrano gravidanza (il 15% delle donne gravide è colpito da sindrome delle gambe senza riposo, in particolare nell’ultimo mese di gestazione; dopo il parto i sintomi scompaiono), vene varicose, deficit di folati nel sangue, apnee nel sonno, uremia, insufficienza renale, diabete mellito, anemia sideropenica e inoltre patologie tiroidee, tumori e traumi del midollo spinale, neuropatie periferiche, malattia di Parkinson, sindrome di Sjögren, malattia celiaca e artrite reumatoide; anche l’ipoglicemia può determinare un peggioramento dei sintomi. Tra i farmaci implicati vanno invece menzionati quelli antinausea e inoltre calcioantagonisti, antistaminici, farmaci per il trattamento della depressione (triciclici, inibitori del reuptake della serotonina noti anche come SSRI), antipsicotici e infine anticonvulsivanti (fenitoina).


Sintomi e diagnosi

Il sintomo principale è una sgradevole sensazione alle gambe che il paziente descrive come fastidio, prurito, formicolio, crampo, scossa elettrica, puntura di spillo o qualcosa che si muove in profondità nelle gambe, mentre solo una piccola percentuale di pazienti riferisce anche dolore; queste sensazioni possono verificarsi in qualsiasi parte del corpo, ma generalmente vengono avvertite alle gambe e in secondo luogo alle braccia. I sintomi tendono ad aumentare durante i periodi di inattività, quando il paziente si trova in posizione seduta o durante i momenti di riposo della giornata, in particolare di sera e di notte quando l’individuo si corica. Ne deriva pertanto una difficoltà nel prender sonno o nel mantenerlo, che determina un disturbo della concentrazione durante il giorno e le ore lavorative.

Le sensazioni sgradevoli associate alla RLS possono variare in intensità. Generalmente i periodi di riposo più lunghi sono correlati a una maggior probabilità di insorgenza dei sintomi e a una loro maggior intensità. A tale stimolo segue un’irrefrenabile necessità di muovere l’arto colpito, un’irrequietezza motoria.

Molti sono, tuttavia, i soggetti che non riferiscono alcuna sensazione spiacevole se non la sola necessità di muovere le gambe.

I pazienti avvertono la necessità di muoversi, camminare, andare in bicicletta e fare altre attività fisiche che possano dare sollievo, sollievo che generalmente inizia non appena il paziente comincia a muoversi o poco dopo e continua per la durata dell’attività motoria. La marcia è l’attività motoria più efficace per coloro i quali lamentano i sintomi più gravi. Costanti e rapidi movimenti degli arti inferiori vengono eseguiti per tenere a bada gli stimoli senza camminare. I sintomi peggiorano invece con il riposo, in proporzione variabile secondo il grado di severità della patologia, il grado di riposo e la durata dell’inattività, e peggiorano inoltre alla sera e nelle prime ore della notte.

La diagnosi è ricavata dai dati riferiti dal paziente al medico.

Non esistono al momento indagini di laboratorio che possano confermare la diagnosi clinica; tuttavia l’esame obiettivo generale e le analisi di laboratorio possono evidenziare disturbi associati correlabili a una forma secondaria della sindrome. Alcuni soggetti necessitano di uno specifico e accurato studio del sonno per determinare altre possibili cause dei loro disturbi.


Prevenzione e trattamento

In primo luogo occorre identificare caso per caso quali siano le abitudini di vita e le attività del paziente che peggiorano o migliorano i sintomi della sindrome. Per prima cosa, naturalmente, è importante mantenere un corretto stile di vita.

Nel caso in cui ci si trovi di fronte a una forma secondaria è necessario trattare la patologia correlata o sospendere l’assunzione del farmaco scatenante. Quando i sintomi non tendano a risolversi, è possibile, sotto stretta indicazione medica, ricorrere a farmaci quali dopaminoagonisti (ropirinolo, pramipexolo, rotigotina), oppioidi, benzodiazepine e anticonvulsivanti (gabapentin). Allo stato attuale nessun farmaco specifico è stato ufficialmente approvato per il trattamento della RLS e le categorie di farmaci sopra citate possono essere scelte dal medico come farmaci cosiddetti off-label.

La terapia farmacologia non è risolutiva e non bisogna dimenticare che può determinare significativi effetti collaterali, per cui è richiesta la massima cautela: in alcuni casi, infatti, i farmaci possono intensificare e incrementare i sintomi. [M.R., G.G.]