Oppioidi
Il termine oppio deriva dal greco òpion (“succo”) che faceva riferimento al denso liquido lattiginoso, di colore giallo-verdastro, estratto dalla capsula di un particolare tipo di papavero, il Papaver somniferum. Tale succo contiene diversi principi attivi, cioè composti chimici che hanno proprietà medicinali: morfina, codeina, tebaina, papaverina, noscapina, narceina e altri ancora. Tali sostanze, essendo tutte derivate dall’oppio, si possono anche chiamare oppiacei: alcune di esse (la principale è la morfina) hanno proprietà analgesiche, sono cioè in grado di combattere il dolore, mentre altre (per esempio la papaverina) hanno proprietà spasmolitiche o antispastiche, sono attive cioè contro i dolorosi spasmi della muscolatura liscia dell’intestino. Alcune sostanze dotate di effetti molto simili ai derivati dell’oppio, ma prodotte in laboratorio attraverso un meccanismo di sintesi, sono da taluni chiamate oppiodi, al pari di alcune sostanze naturali presenti nel nostro organismo (enkefaline, endorfine) che hanno identica azione. Non vi è tuttavia accordo tra i farmacologi nell’utilizzo dei due termini: alcuni infatti preferiscono riservare qust’ultimo termine alle sole molecole “naturali” presenti nell’organismo (enkefaline, endorfine), e impiegare invece il termine oppiacei per definire tutte le altre sostanze con effetto simile alla morfina, siano esse prodotte in laboratorio oppure derivate direttamente dalla pianta del papavero. In considerazione dell’ormai consolidata abitudine di utilizzare il termine oppioide, anche nelle lingue internazionali, si impiegherà in questa sede tale termine per indicare tutti i farmaci accomunati dal meccanismo d’azione simile alla morfina.
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