Metodo di procreazione assistita che consiste nel prelevare un ovulo dalla donna e nel fecondarlo artificialmente in laboratorio, per poi riposizionarlo nella cavità uterina della stessa donna o di un’altra; viene indicato anche con l’acronimo inglese FIVET (fecondazione in vitro e trasferimento dell’embrione).
La fecondazione in vitro ha permesso per la prima volta il concepimento di un bambino nel 1978, in Gran Bretagna.
Indicazioni
Il ricorso alla fecondazione in vitro è indicato quando la sterilità di una coppia è dovuta, nella donna, a un problema a livello delle tube di Falloppio (assenti o otturate), il quale impedisce l’incontro tra gli spermatozoi e l’ovulo. Attualmente, altre indicazioni possono beneficiare della tecnica della fecondazione in vitro: sterilità inspiegabile, sterilità immunologica, sterilità maschile.
Tecnica
La procedura, complessa, viene eseguita nei centri specializzati. Si articola in varie fasi e spesso richiede ripetuti tentativi.
La prima fase consiste nello stimolare l’ovulazione. Durante la prima settimana del ciclo alla donna vengono praticate iniezioni di ormoni, che attivano la maturazione di numerosi ovuli (normalmente, durante il ciclo fisiologico, solo un ovulo raggiunge la maturità).
Questa fase viene tenuta sotto stretto controllo con dosaggi ormonali sanguigni ed ecografie che mostrano, nelle ovaie, lo sviluppo dei follicoli ovarici contenenti gli ovuli. A partire dall’ottavo giorno, i prelievi di sangue e le ecografie vengono effettuati ogni 24-48 ore.
La seconda fase è quella della raccolta dei gameti (cellule sessuali). Immediatamente prima dell’ovulazione, innescata dall’iniezione di gonadotropina corionica (hCG), si prelevano gli ovuli, per via addominale o vaginale, sotto controllo ecografico, mediante puntura dei follicoli ovarici. Si raccoglie lo sperma maschile.
La terza fase è il congiungimento dei gameti. In laboratorio, si isolano gli ovuli dal liquido follicolare e, 1-6 ore dopo la puntura ovarica, li si insemina con gli spermatozoi e li si pone in un’incubatrice; 24 ore dopo, l’esame microscopico permette di appurare se la fecondazione ha avuto luogo.
La quarta fase è quella del posizionamento di uno o più embrioni nella cavità uterina per via vaginale. Questa operazione dura meno di 15 minuti.
Si prescrive alla paziente un trattamento progestinico-progestativo il cui scopo è favorire l’impianto di uno o più embrioni; 14 giorni dopo, il dosaggio sanguigno della gonadotropina corionica permette di verificare la gravidanza o il fallimento dell’impianto. Le probabilità di gravidanza aumentano con il numero di embrioni impiantati.