Tumori della prostata -Prognosi
Un carcinoma prostatico scoperto quando è ancora confinato all’interno della prostata raramente risulterà fatale per il paziente, se trattato in modo idoneo. Sia la chirurgia sia la radioterapia sono in grado di portare a guarigione più del 90% dei casi e, nei restanti, è sempre possibile ricorrere alle terapie ormonali, che consentono di controllare la malattia ancora per alcuni anni.
Pertanto la sopravvivenza a 15 anni di un carcinoma prostatico confinato all’organo sfiora oggi il 100% dei casi.
Un carcinoma prostatico che abbia messo radici fuori della prostata senza avere ancora dato metastasi può oggi essere curato efficacemente combinando chirurgia, radioterapia e terapia ormonale. Si possono ottenere così sopravvivenze a 10 anni comprese tra il 70 e l’80%.
La prognosi è invece pessima per quei, fortunatamente pochi, carcinomi prostatici che vengono diagnosticati quando hanno già dato metastasi ad altri organi, soprattutto alle ossa: in questi casi le terapie ormonali possono fare effetto per 2-3 anni, poi si deve ricorrere alla chemioterapia, che consente di aggiungere al massimo altri 2 anni di vita. [P.G.]
Il tumore (ma il termine più esatto è carcinoma) alla prostata si sviluppa nel momento in cui cellule tumorali a partenza dalle numerose piccole ghiandole di cui si compone questa struttura incominciano a crescere al suo interno. Il carcinoma è un tumore maligno e non deve essere confuso con l’adenoma, cioè l’aumento di volume della prostata, una condizione benigna dovuta alla crescita di cellule prostatiche assolutamente normali che si verifica nella maggior parte degli uomini dopo i 50 anni.
Alcuni carcinomi della prostata crescono così lentamente da non essere pericolosi per la vita del paziente. Altri invece, se non scoperti e curati in tempo, si sviluppano in modo rapido e possono dare metastasi soprattutto ai linfonodi e alle ossa.
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