Scompenso cardiaco acuto e cronico -Come si cura lo scompenso
La terapia dello scompenso ha fatto grandi progressi negli ultimi decenni: disponiamo di molti farmaci efficaci che hanno l’obiettivo non solo di ridurre o abolire i disturbi, ma anche di prolungare la vita.
In casi particolari, poi, sono disponibili dispositivi elettronici impiantabili (generalmente posizionati sotto i muscoli del petto e collegati al cuore con appositi cavi, detti elettrodi) che si utilizzano sostanzialmente in due circostanze: quando c’è un elevato rischio di aritmie potenzialmente pericolose (defibrillatori) o quando le pareti del cuore hanno perso la sincronizzazione del movimento (pace-maker sincronizzatori).
Accanto a questi strumenti terapeutici, sono in fase di avanzato sviluppo apparecchi che possono identificare segni precocissimi di peggioramento, addirittura con alcuni giorni di anticipo rispetto alla comparsa di disturbi avvertibili dal malato. Questi segnali di allarme possono essere trasmessi anche in modo automatico a distanza, avvisando il personale sanitario del pericolo, consentendo quindi un intervento precoce. Questi progressi non devono però far dimenticare che un ruolo molto importante è svolto dai pazienti e dai loro familiari. Mantenere uno stile di vita sano (non fumare, fare esercizio, evitare il soprappeso, limitare il sale ecc.) è fondamentale per chi soffre di scompenso. Oltre a ciò, solo il malato e chi lo assiste da vicino è in grado di identificare precocemente segni che indicano un iniziale peggioramento della malattia, consentendo al medico d’intervenire immediatamente, evitando così guai peggiori e ricoveri ospedalieri. Analogamente, solo il paziente è responsabile dell’assunzione continuativa e corretta dei farmaci, condizione indispensabile per ottenere i vantaggi consentiti dalle moderne terapie.
Lo scompenso cardiaco è l’incapacità del cuore di soddisfare le esigenze dell’organismo durante le sue tante attività. Tutte le malattie che danneggiano il cuore possono portare a questa situazione: infarto miocardico, alterazioni importanti delle valvole cardiache, malattie ereditarie che “indeboliscono” il muscolo cardiaco, infezioni del cuore ecc. È evidente che, almeno in alcuni casi, l’identificazione della causa può consentire cure mirate, quali, per esempio, sostituire una valvola cardiaca danneggiata o disostruire un’arteria coronaria ostruita da una placca aterosclerotica.
Nella maggior parte dei casi una guarigione definitiva non è possibile, ma grazie alle terapie, il cuore è comunque in grado di svolgere adeguatamente il suo lavoro in circostanze normali. Possono però presentarsi eventi, anche transitori, che mettono in difficoltà il cuore, facendo ricomparire disturbi prima controllati dai farmaci. Le cause sono le più varie: un’infezione (per esempio una polmonite), l’aggravamento di una malattia coesistente (per esempio un diabete), la comparsa di disturbi del ritmo cardiaco (per esempio una fibrillazione atriale), l’uso di farmaci dannosi ecc. Non raramente, poi, la ricomparsa di disturbi è dovuta all’assunzione non corretta della terapia da parte dell’ammalato. Riconoscere la causa di peggioramento è di fondamentale importanza per porre rimedio. Analogamente, tanto prima il malato o i suoi familiari avvertiranno il medico che la situazione sta peggiorando, tanto prima e più facilmente sarà possibile risolvere il problema.
[A.F.]
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