Imaging -Dalle “lastre” al computer
All’inizio degli anni settanta, in modo quasi silenzioso, ebbe inizio una vera e propria rivoluzione nella diagnostica radiologica: in quel periodo iniziarono a circolare le prime descrizioni di una nuova tecnica diagnostica computerizzata, introdotta in Inghilterra, che permetteva di eseguire riprese del cervello secondo “sezioni” trasversali; senza introdurre mezzi di contrasto, questa tecnica consentiva di ottenere immagini in cui si distinguevano le componenti principali del cervello, vale a dire la sostanza bianca e la sostanza grigia. Anche se tali immagini erano ancora molto grossolane, nel giro di pochi anni la TAC (Tomografia Assiale Computerizzata), grazie anche ai rapidi miglioramenti delle sue qualità tecniche, modificò completamente la radiologia applicata allo studio del sistema nervoso centrale (neuroradiologia). Sul finire del decennio settanta, poi, la messa a punto di tomografi computerizzati sofisticati e di maggiori dimensioni e potenza fecero scoprire le potenzialità di questa tecnica anche per lo studio di altre parti dell’organismo, costringendo il radiologo a prendere confidenza con la complessa anatomia del corpo umano esaminato per “sezioni trasversali”. Queste nuove immagini sostituivano quelle fornite in passato dalle proiezioni su lastre, lastre che nel periodo pionieristico della radiologia erano di vetro e poi vennero soppiantate da pellicole di materiale plastico disponibili anche in grandi formati.
Le applicazioni dell’elettronica digitale nella radiologia non si sono del resto fermate alla TAC. L’impiego dei computer di nuova generazione, sempre più veloci e potenti, ha permesso di ottenere immagini radiografiche di elevata qualità e di semplice e rapida esecuzione e ha creato un nuovo settore, quello della radiologia digitale, grazie al quale l’operatore riesce a rielaborare le qualità visive dell’immagine radiografica e a ottenere risultati di qualità elevata e costante.
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