Ferite superficiali -Sanguinamento
I danni provocati da una ferita superficiale sono ovviamente limitati ed escludono in genere condizioni di pericolo per la vita, tuttavia alcune considerazioni sono utili a capire i trattamenti opportuni da attuare per evitare banali ma fastidiose complicazioni. Come primo elemento da considerare vi sono i pericoli correlati all’emorragia, cioè alla fuoriuscita di sangue per lesione dei vasi sanguigni situati nella sede della ferita.
Ricordando la suddivisione dei vasi sanguigni in arteriosi (quelli che portano dal cuore ai tessuti periferici il sangue ossigenato a livello polmonare) e venosi (quelli responsabili del ritorno al cuore del sangue che ha precedentemente ceduto l’ossigeno ai tessuti periferici), si può riconoscere la lesione di un vaso arterioso in quanto provoca la fuoriuscita di sangue rosso vivo, pulsante e con una certa forza, proporzionale al calibro del vaso, mentre la lesione di una vena determina la perdita di sangue di colore più scuro e con un flusso di minore energia. Il sanguinamento venoso proveniente da un vaso sanguigno di piccolo diametro di solito si attenua in pochi minuti, sia per la modesta velocità del flusso sia per l’immediata attivazione, da parte dell’organismo, di processi di coagulazione tali da formare una sorta di tampone fisiologico. Un’emorragia proveniente da un vaso arterioso presenta invece una durata maggiore a causa del flusso più vivace, che quindi rallenta oppure ostacola la normale azione di tamponamento attuata dall’organismo nella sede dell’emorragia (formazione di un trombo).
Il primo evento successivo a una ferita è di solito il sanguinamento, che nelle ferite più superficiali è di norma modesto eccetto quando interessa zone cutanee molto ricche di vasi sanguigni: tutti hanno avuto modo di constatare, per esempio, che una ferita anche piccola al capo o a un labbro sanguina di solito in modo copioso e prolungato.
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