Emosiderosi
Accumulo nei tessuti di emosiderina, pigmento proteico contenente un sale ferrico; può essere localizzato, se provocato da un’emorragia, oppure generalizzato, quando è conseguente a una trasfusione. Quando la localizzazione è polmonare, può assumere due forme.
Emosiderosi polmonare Presenza di macrofagi carichi di emosiderina all’interno degli alveoli e dell’interstizio polmonare. Oltre a una forma idiopatica (senza una causa conosciuta), primaria, che si ha nei bambini e nei giovani adulti e si traduce in difficoltà respiratoria, emottisi (fuoriuscita di sangue dalla bocca) e anemia ipocromica (caratterizzata da mancanza di emoglobina), con depositi di emosiderina negli alveoli polmonari, può manifestarsi anche una forma secondaria, in concomitanza con il restringimento (stenosi) della valvola mitrale o in seguito a trasfusioni.
Emosiderosi epatica Condizione per cui il fegato risulta carico di depositi di emosiderina e assume una colorazione marrone-cioccolato; microscopicamente, il pigmento è presente negli epatociti, nelle cellule di Kupffer, nell’epitelio del dotto biliare e nel tessuto cicatrizzato. Può essere causata da qualunque disturbo che comporti un eccesso di ferro nel sangue, per esempio disordini emolitici, trasfusioni multiple ed emocromatosi.
Emosiderosi nutrizionale Presenza eccessiva di ferro nel corpo causata da un’abnorme introduzione di ferro con la dieta e dimostrata dalla presenza di emosiderina nei tessuti. Quando si ha un sovraccarico lieve, il ferro si deposita nelle cellule parenchimali epatiche, ma non ci sono manifestazioni apparenti. Con un aumento dell’introito ferrico, le cellule di Kupffer si riempiono e alla fine le loro parti portali si contraggono; questo può originare fibrosi ed essere una causa contribuente alla cirrosi. Gli alcolisti che bevono vini scadenti, ricchi di ferro (10-350 mg/l), sono particolarmente soggetti a questa condizione. L’ emosiderosi è comune anche fra le persone che tradizionalmente cucinano in pentole di ferro.
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