ARTRITI -Gli esami di laboratorio possono essere utili?
Con gli esami di laboratorio effettuati sul sangue si cerca di indagare sulla presenza d’infiammazione (VES e PCR).
Nei soggetti in cui si sospetti la malattia si ricerca anche il cosiddetto fattore reumatoide, che è presente nel 60-70% circa dei pazienti che presentano questa patologia.
Purtroppo, tale fattore si può riscontrare anche in soggetti affetti da altre malattie di tipo autoimmunitario o con infezioni tipo l’epatite virale, rendendo più difficoltosa la diagnosi.
Recentemente si dispone di un esame che ricerca gli anticorpi-anticitrullina (anti-CCP), la cui presenza indica quasi certamente un’artrite reumatoide.
Di fatto almeno un soggetto su tre, in media, pur avendo la malattia, mostra risultati normali sia per il fattore reumatoide sia per gli anti-CCP: ne deriva per il reumatologo una difficoltà superiore e maggiori responsabilità nel diagnosticare la patologia.
Nei casi in cui sia presente liquido sinoviale in eccesso, che provoca un gonfiore articolare, può essere utile la sua aspirazione per dare sollievo al paziente ma soprattutto per analizzarlo e potere quindi più agevolmente riconoscere la causa dell’infiammazione articolare.
Le radiografie classiche sono estremamente utili in fase di studio della malattia, dal momento che l’artrite reumatoide è contraddistinta dalla formazione di erosioni ossee, il cui numero e le cui dimensioni sono proporzionali alla gravità della patologia.
In casi particolari si ricorre alla risonanza magnetica nucleare, mentre è più frequente l’impiego dell’ecografia, utile per studiare il grado di compromissione dei tessuti che compongono e circondano l’articolazione.
Cerca in Medicina A-Z