Anomalo aumento della colesterolemia (livelli di colesterolo nel sangue).
Insieme con l’ipertrigliceridemia (aumento dei livelli di trigliceridi nel sangue), fa parte delle iperlipidemie (affezioni caratterizzate da un aumento dei lipidi ematici). Anche se a breve termine non dà sintomi, nel corso degli anni l’ipercolesterolemia viene complicata da un’aterosclerosi (ispessimento della parete arteriosa). Per stabilire la diagnosi, occorre effettuare almeno due dosaggi del colesterolo ematico a un mese di distanza l’uno dall’altro. Si parla di ipercolesterolemia per valori superiori a 6,5 mmol (2,5 g)/l: oltre a questo limite si stima il rischio cardiovascolare prendendo in esame i fattori di rischio associati (sesso maschile, ipertensione arteriosa, tabagismo, diabete, antecedenti familiari, bassi livelli di colesterolo HDL). La valutazione tiene conto di un aumento normale della colesterolemia legato all’età: 0,26 mmol (0,1 g)/l ogni 12 anni, a partire dai 30 anni. Nei casi limite, si dosano separatamente le due varietà di colesterolo: l’HDL, che protegge dalle coronaropatie, e l’LDL, che al contrario ne aumenta l’incidenza e il cui valore costituisce, di conseguenza, il più attendibile indicatore di rischio cardiovascolare (e della necessità di instaurare un trattamento).
Trattamento
Consiste nel ridurre il consumo, o addirittura nell’eliminare dalla dieta, gli alimenti ricchi di colesterolo: uova (soprattutto il tuorlo), frattaglie, carni grasse, salumi e burro. Inoltre, occorre limitare il consumo di acidi grassi saturi di origine animale e preferire gli acidi grassi insaturi, contenuti nell’olio d’oliva, di girasole, di mais, di arachidi e nel pesce. Se, dopo una dieta di 3 mesi, la colesterolemia permane troppo alta, si prescrivono farmaci, in genere fibrati o statine (che inibiscono l’enzima HMG-CoA reduttasi), che però possono avere effetto tossico sui muscoli.