Numero di cicli cardiaci per unità di tempo (convenzionalmente, al minuto). La frequenza cardiaca a riposo nell’età adulta oscilla, secondo i soggetti, dai 60 ai 100 cicli al minuto. È più elevata nel bambino e diminuisce leggermente nell’anziano; aumenta con lo sforzo o in caso di stress, sotto l’effetto di una stimolazione del nervo simpatico e dell’azione di alcuni ormoni (adrenalina, noradrenalina) sul nodo sinusale, rallenta invece con la stimolazione del nervo pneumogastrico (o vago).
L’aritmia cardiaca viene modulata, soprattutto nel soggetto giovane, dal ritmo respiratorio (accelerando l’inspirazione e diminuendo l’espirazione).
Se questo fenomeno è marcato, si parla di aritmia respiratoria.
Per procedere alla misurazione della frequenza cardiaca ci si basa sul polso (con la palpazione a livello di un’arteria periferica dell’onda sistolica, generata dalla contrazione dei ventricoli) oppure, in modo più preciso, sull’auscultazione prolungata dei rumori cardiaci con uno stetoscopio applicato sul torace.
A tale scopo si può utilizzare anche la registrazione elettrocardiografica.
Patologie
La frequenza cardiaca a riposo può essere anormalmente lenta (meno di 60 cicli al minuto) o rapida (oltre 100 cicli al minuto): si parla allora, rispettivamente, di bradicardia e di tachicardia. Se essa appare irregolare o anarchica, ci si trova probabilmente in presenza di un problema cardiaco.