Emissione involontaria e inconscia di urina, in genere notturna, nel bambino di età superiore a quella in cui si acquisisce il controllo degli sfinteri, in assenza di lesioni organiche delle vie urinarie. L’enuresi si distingue dall’incontinenza, condizione nella quale il bambino non controlla l’emissione di urina né di giorno né di notte. Si dice primaria quando il soggetto non è in grado di controllare la vescica nell’età in cui di norma si acquisisce questa facoltà, cioè tra i 2 e i 4 anni; secondaria quando insorge in un soggetto che in precedenza l’aveva acquisita. Il disturbo funzionale relativo al controllo dell’emissione di urina è frequente: sembra esserne colpito il 5-10% dei bambini di 7 anni e lo 0,5-1% di quelli di 8 anni.
Tipi di enuresi
L’enuresi notturna isolata, o enuresi vera, si osserva soprattutto nei maschi e presenta spesso un carattere familiare (genitori, fratelli, sorelle). Si manifesta soltanto di notte.
L’enuresi dovuta a immaturità vescicale, legata alla persistenza di una vescica di tipo infantile, molto contrattile, è più diffusa tra le femmine e si caratterizza soprattutto per il frequente e incontrollato bisogno di urinare (più di sei minzioni al giorno) o per fuoriuscite di urina mentre il soggetto ride, tossisce o gioca. Gli esami complementari (ecografia, cistografia, cistomanometria) sono pressoché inutili.
Cause
Il meccanismo dell’enuresi non è ancora del tutto chiaro. Alcuni le attribuiscono un’origine psicologica (difficoltà relazionali o affettive, clima di tensione in famiglia, rigore eccessivo della madre riguardo al controllo degli sfinteri), mentre altri chiamano in causa un meccanismo ormonale (mancata riduzione dell’ormone antidiuretico durante la notte, che condurrebbe a un eccessivo riempimento della vescica, all’origine delle perdite di urina), tuttavia entrambe le spiegazioni restano soltanto ipotesi.
Trattamento
Richiede la partecipazione attiva del bambino che, per poter meglio controllare la minzione, dovrà ricevere quante più informazioni possibile su anatomia e fisiologia. Si farà in modo di sottolineare i progressi compiuti, eventualmente consigliandogli di tenere un diario. Bisognerà inoltre abolire i pannolini, che mantengono il figlio in stato di regressione e la madre in un ruolo di nutrice prolungata. Ridurre l’apporto di acqua, alla sera, non ha alcun effetto terapeutico reale. In tutti i casi, è indispensabile non colpevolizzare il bambino, evitando di rimproverarlo, punirlo o deriderlo. Il trattamento propriamente detto varia a seconda del tipo di enuresi.
L’enuresi notturna isolata può essere progressivamente curata, dopo gli 8 anni, con l’ausilio di un apparecchio che, posto sotto le coperte, suona a contatto con le prime gocce di urina. Questo accorgimento determina un risveglio condizionato, ma deve essere il bambino a gestire la situazione. Infatti, i risvegli notturni imposti dai genitori sono nella maggior parte dei casi estenuanti e inefficaci. Se i disturbi persistono, si può proporre un trattamento ormonale antidiuretico. Nei casi più resistenti, si può tentare con la psicoterapia. L’enuresi per immaturità vescicale è in genere trattata con la rieducazione del bambino alla minzione in un centro di urodinamica. Il paziente impara a gestire consapevolmente la sensazione di urgenza di urinare. È inoltre possibile fare ricorso a trattamenti farmacologici (imipramina), allo scopo di ridurre l’eccessiva contrattilità della muscolatura della vescica.