Vitrectomia
Intervento chirurgico consistente nel rimuovere il corpo vitreo (sorta di gel trasparente che riempie la cavità oculare dietro il cristallino).
Indicazioni
La vitrectomia è praticata in caso di emorragia intravitrea, indipendentemente dalla sua causa (lacerazione retinica, trauma, neoformazione di vasi), che non si riassorba nel giro di qualche settimana; in caso di scollamento della retina con trazione del vitreo o aderenze vitreoretiniche proliferanti; in seguito a infiammazioni (uveiti) o importanti infezioni dell’occhio che disturbino la visione, al fine di ripulire la cavità vitrea; nel corso di alcuni interventi chirurgici al globo oculare, in particolare quello per la cataratta, complicati da una perdita di umore vitreo.
Tecnica
Il vitreoctomo, strumento usato per effettuare la vitrectomia, è costituito da una prima sonda che aspira e seziona il vitreo e un’altra che procede all’infusione di soluzione fisiologica, in modo da mantenere costante il volume del globo oculare. Il vitreoctomo è introdotto nel globo oculare attraverso un’incisione praticata a una distanza di 3-5 mm dal limbo sclerocorneale (zona di giunzione tra la sclera e la cornea), dove non è ancora presente la retina, nell’angolo esterno o interno dell’occhio. La vitrectomia è un intervento di microchirurgia che può essere totale o parziale, a seconda dei casi, e si pratica in anestesia generale.
Effetti secondari
La vitrectomia è un’operazione delicata, che può provocare una cataratta nel mese successivo. La visione migliora, ma non sempre perfettamente, poiché il risultato dell’intervento dipende dallo stato della retina.
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