Vasocostrittore
Farmaco che riduce il calibro dei vasi provocando la contrazione delle loro fibre muscolari.
Forme principali
I vasocostrittori, somministrabili per via orale (norefedrina, fenilefrina, fenilpropanolamina, feniltoloxamina, pseudoefedrina) o per via inalatoria (efedrina, fenoxazolina, nafazolina, oximetazolina, timazolina), sono commercializzati da soli o in associazione con antistaminici o paracetamolo. Anche l’adrenalina, somministrata in forma iniettabile, svolge un effetto vasocostrittore.
Indicazioni
I vasocostrittori sono utilizzati essenzialmente in otorinolaringoiatria, per ridurre le perdite e l’ostruzione nasale nel corso di riniti, sinusiti e rinofaringiti. L’adrenalina è impiegata per via parenterale, in ambito ospedaliero, nel trattamento del collasso cardiovascolare (crollo improvviso della pressione arteriosa).
Effetti indesiderati
I vasocostrittori assunti per via orale possono causare secchezza delle fauci, insonnia, ansia, cefalea, sudorazione profusa, disturbi digestivi e, più raramente, tachicardia ed eccitazione; quelli assunti per via inalatoria provocano a volte una sensazione di secchezza nasale e, in caso di uso prolungato, insonnia, cefalea, palpitazioni o ipertensione arteriosa.
Controindicazioni
I vasocostrittori non devono essere utilizzati per più di 7 giorni consecutivi. Sono controindicati in caso di terapia con inibitori delle monoamino-ossidasi (IMAO) non selettivi e nel primo trimestre di gravidanza, durante l’allattamento e nelle persone a rischio di glaucoma ad angolo acuto. Alcuni di essi non devono essere usati nei bambini piccoli. L’adrenalina è controindicata in caso di insufficienza coronarica.
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