Strongiloidiasi
Malattia parassitaria dovuta all’infestazione da parte di un nematode, lo Strongyloides stercoralis. Il verme, che misura 2-3 mm di lunghezza, si stabilisce nell’intestino tenue, in particolare nel duodeno. Si riscontra soprattutto in Paesi tropicali e del bacino del Mediterraneo, in terreni caldo-umidi in cui siano presenti materie fecali umane.
Contaminazione
Le larve del nematode mescolate alle feci si depositano al suolo, dove si sviluppano. L’uomo le contrae camminando a piedi nudi su un terreno contaminato, poiché le larve penetrano nell’organismo attraverso la cute, per poi raggiungere, attraverso la circolazione sanguigna e linfatica, i polmoni e infine l’intestino tenue.
Sintomi e segni
L’infezione si manifesta dapprima con tosse e dispnea, poi con dolore e bruciori epigastrici, ripetuti attacchi di diarrea, accessi di orticaria, prurito e infiammazione del derma (sindrome da larva migranscutanea, o larva currens).
Diagnosi
Si basa sulla ricerca delle larve con l’esame microscopico e su una metodica di laboratorio specifica (tecnica di Baermann).
Trattamento e prevenzione
Per combattere la strongiloidiasi si somministrano antielmintici come il tiabendazolo o (sempre più spesso) l’ivermectina, farmaco molto efficace e ben tollerato.
Nelle zone tropicali l’infestazione si previene evitando di camminare scalzi e con il divieto di utilizzare deiezioni umane come fertilizzanti.
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