Elettrocardiografia o ECG
Esame volto a registrare l’attività elettrica del muscolo cardiaco.
Indicazioni
L’elettrocardiografia (ECG) completa l’esame clinico del cuore. Permette di scoprire disturbi del ritmo o della conduzione cardiaca, ipertrofie atriali o ventricolari, pericarditi e ischemie miocardiche, in particolare un infarto del miocardio.
Tecnica
L’elettrocardiografo è un apparecchio registratore collegato a elettrodi, quattro dei quali vengono applicati ai polsi e alle caviglie, sei in punti ben precisi della superficie toracica. Vari gruppi di elettrodi, corrispondenti a diversi circuiti di registrazione, sono collegati a un pennino che disegna un tracciato per ogni derivazione (riflesso localizzato dell’attività elettrica del cuore). In tal modo vengono registrate 12 derivazioni.
La trascrizione grafica avviene in genere a una velocità di svolgimento della carta pari a 25 mm al secondo ed è calibrata in modo che una corrente di 1 mV (millivolt) provochi una deflessione verticale di 1 cm. La standardizzazione del metodo permette di determinare con precisione la durata e l’ampiezza degli eventi elettrocardiografici registrati. Il tracciato elettrocardiografico prende il nome di elettrocardiogramma.
L’elettrocardiogramma normale è costituito, a ogni ciclo cardiaco, dalla successione cronologica di un certo numero di deflessioni (deviazioni del pennino rispetto alla linea di base). Questa serie di deflessioni è seguita da un periodo di riposo cardiaco, la diastole, caratterizzata da un tracciato elettrocardiografico orizzontale. Una variante di utilizzo molto meno diffusa, l’elettrocardiografia endocavitaria, consiste nel registrare l’attività elettrica del cuore a partire da elettrodi posti nelle cavità cardiache, mediante l’introduzione di un catetere in un vaso.
Effetti secondari
L’elettrocardiografia è un esame non invasivo, che non comporta alcun inconveniente.
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