Criochirurgia
Tecnica chirurgica basata sull’utilizzo di pratiche di congelamento.
Indicazioni e controindicazioni
Le indicazioni della criochirurgia riguardano molteplici branche della medicina. In dermatologia, suo principale campo di applicazione, essa permette di trattare tumori benigni o maligni, unici o multipli, anche in caso di recidiva. Trova inoltre impiego in oftalmologia (cataratta, distacco della retina).
Alcune lesioni dell’ano e del retto (per esempio emorroidi) sono operabili con questo metodo. Infine, da qualche tempo a questa parte, si fa ricorso alla criochirurgia in presenza di alcune forme di cancro epatico (in stadio non troppo avanzato) e per distruggere un tumore che ostruisca i bronchi. La criochirurgia è controindicata nei pazienti che vanno soggetti a manifestazioni patologiche in seguito all’esposizione al freddo (orticaria o disturbi circolatori scatenati dalle basse temperature) e su alcune aree cutanee (cuoio capelluto, regioni in prossimità di una cartilagine, arti inferiori). Inoltre, la sua applicazione rende impossibile qualunque esame al microscopio, poiché il tessuto patologico viene distrutto. Ciò crea problemi nei casi di cancro, poiché risulta impossibile accertare la natura esatta del tumore (a meno che non si sia eseguita una biopsia prima dell’intervento).
Tecnica
La sorgente del freddo impiegata abitualmente è l’azoto liquido, sia per nebulizzazione, sia per mezzo di una sonda applicata sulla lesione. L’apparecchiatura comprende anche strumenti che permettono di verificare l’abbassamento della temperatura (da 80 °C a 160 °C). L’applicazione della criochirurgia in profondità rende necessaria l’anestesia generale. In dermatologia, al contrario, il trattamento (più superficiale) è molto semplice e relativamente indolore nell’immediato, perché il freddo desensibilizza le terminazioni nervose. Nel caso, piuttosto frequente, di criochirurgia di un tumore cutaneo, dopo il trattamento la lesione attraversa tre fasi: da bianca diventa di un rosso violaceo, edematosa, talvolta sormontata da una bolla e, in certi casi, molto dolorosa per un lasso di tempo compreso tra le 24 e le 48 ore; in seguito va incontro a necrosi, assumendo una colorazione nerastra; infine, 30-40 giorni più tardi, si forma la cicatrice definitiva, sottile e morbida, spesso depigmentata.
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