Colposcopia
Esame della vagina e del collo uterino effettuato con l’ausilio di un colposcopio (strumento dotato di una lente d’ingrandimento binoculare).
Indicazioni
La colposcopia, che si esegue durante la visita ginecologica, è talvolta giustificata da un’anomalia dello striscio cervicovaginale. È un mezzo di diagnosi e sorveglianza indispensabile per tutte le patologie del collo uterino: permette di individuare eventuali lesioni, benigne o sospettate di malignità, effettuare prelievi bioptici, praticare trattamenti (utilizzo del laser o conizzazione cervicale) e tenerne sotto controllo gli effetti.
Tecnica e svolgimento
Dopo aver dilatato la parete della vagina con uno speculum, il medico effettua un primo esame dei tessuti e in seguito applica una soluzione di acido acetico, che marca in bianco le lesioni precancerose (per contrasto con la normale colorazione rosea). Per confermare la diagnosi, applica una seconda soluzione a base di iodio, che tinge tutti i tessuti escluse le zone sospette; se necessario, pratica una biopsia dei tessuti non colorati, che vengono poi inviati in laboratorio per l’identificazione di eventuali displasie precancerose.
La colposcopia in sé è del tutto indolore e non richiede anestesia. Si pratica in ambulatorio, con la paziente distesa sul lettino, in posizione ginecologica. Il periodo più indicato per effettuarla è tra l’ottavo e il quattordicesimo giorno del ciclo mestruale, lasso di tempo durante il quale il collo uterino è più aperto. Questo esame non ha effetti secondari, neppure in gravidanza.
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