Balbuzie
Difetto dell’eloquio caratterizzato da esitazione, ripetizione a scatti, sospensione faticosa e in alcuni casi dal completo impedimento della facoltà di articolare le parole. È un disturbo frequente nell’infanzia, soprattutto nel sesso maschile (il rapporto è di 3,5 a 1); si calcola che ne sia colpito il 5-10% dei soggetti in età scolare.
Tipi di balbuzie
Balbuzie clonica Si manifesta con la ripetizione involontaria e intermittente di una sillaba; fisiologica nel bambino di 2-3 anni, sparisce spontaneamente nel giro di alcune settimane o mesi.
Balbuzie tonica Consiste nell’impossibilità di pronunciare determinate parole in un arco di tempo variabile; spesso il soggetto incontra difficoltà nell’emettere la prima parola di una frase.
Balbuzie tonico-clonica È la forma più frequente, in cui i due aspetti precedenti sono associati con grado diverso di intensità; dopo il blocco iniziale si verifica la ripetizione esplosiva di certe sillabe. Le consonanti sembrano favorire il fenomeno, ma ciascun soggetto può bloccarsi su una sillaba o su una parola in particolare. La forma dovuta a inibizione comprende quei casi in cui il balbuziente di fronte a una domanda rimane inerte e inespressivo prima di cominciare a parlare.
Cause
Non sono state individuate con certezza. La balbuzie può insorgere in un particolare contesto affettivo (shock emotivo intenso, turbative della vita familiare) o accompagnare un disturbo dello sviluppo del linguaggio. L’incidenza familiare suggerisce una predisposizione genetica.
Sintomi ed evoluzione
La balbuzie insorge nel bambino durante il periodo di acquisizione del linguaggio, in genere tra i 18 mesi e i 4 anni. La sua comparsa è insidiosa, poiché può richiedere parecchie settimane o mesi, ed è caratterizzata da crisi episodiche: il piccolo balbetta quando è eccitato o sotto stress, o quando viene sollecitato a esprimersi. In seguito il problema può cronicizzarsi. Si osservano alcuni sintomi associati: disturbi motori a carico del volto e dei muscoli respiratori, fenomeni vasomotori (rossore del volto, scialorrea). Un quarto dei bambini balbuzienti presenta parallelamente un ritardo dello sviluppo del linguaggio. La balbuzie è influenzata in misura notevole dal contesto emotivo: alcune situazioni (per esempio la conversazione telefonica) tendono ad accentuarla, mentre il fenomeno si attenua o scompare del tutto quando il soggetto grida, bisbiglia o canta. Contesti come la lettura e la recitazione sono spesso attenuanti. Se il fenomeno perdura nel tempo, può scatenare numerose reazioni emotive, conseguenti alla sensazione di essere incapace di parlare correttamente, ed essere alimentato dal timore stesso di balbettare.
Trattamento
La rieducazione ortofonica sembra particolarmente indicata ed efficace nel bambino piccolo, a maggior ragione quando alla balbuzie si associa un ritardo di parola e di linguaggio. Esistono diverse tecniche, a seconda dell’età e del comportamento del singolo bambino. Per i soggetti molto piccoli, che stanno cominciando a parlare, si raccomanda ai genitori di non far ripetere le parole, per non aggravare il fenomeno. Tecniche terapeutiche come la psicoterapia comportamentale si rivolgono ai bambini in età più avanzata, che a causa della balbuzie abbiano sperimentato sensazioni di vergogna e difficoltà di autoaffermazione. Tali tecniche risultano efficaci nei casi in cui predomina la sofferenza psicologica. Nelle forme severe talvolta possono essere prescritti farmaci specifici. Circa l’80% dei soggetti con balbuzie guarisce prima di aver compiuto i 16 anni.
Prevenzione
Individuare le specifiche difficoltà di linguaggio finché il bambino è ancora molto piccolo e trattarle il più precocemente possibile permette spesso di prevenire la balbuzie.
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