Trapianto di rene -Farmaci immunosoppressoriin uso nel trapianto di rene
Il cardine della trattamento finalizzato a garantire il mantenimento del trapianto renale è la terapia immunosoppressiva. Inizialmente i farmaci in uso erano molto pochi (alte dosi di cortisonici, azatioprina, siero antilinfocitario nella prima fase del trapianto) e gravati da numerosi effetti collaterali, soprattutto per quanto riguarda i cortisonici (diabete, osteoporosi, problemi vascolari, ipertensione arteriosa, obesità, cataratta e depressione) e oltretutto l’efficacia in termini di protezione dal rigetto dell’organo trapiantato era effettivamente scarsa: si consideri infatti che prima degli anni ottanta sopravviveva dopo 3 anni solo 1 trapianto su 2. Dagli anni ottanta la riduzione del dosaggio dei cortisonici e l’avvento della ciclosporina hanno cambiato completamente il quadro clinico del trapianto renale riducendo gli episodi di rigetto e aumentando la sopravvivenza dell’organo fino a superare il 90% dopo 4 anni dal trapianto. Attualmente i farmaci più usati nella terapia anti-rigetto a lungo termine sono la ciclosporina, il tacrolimus, la rapamicina, l’everolimus, gli antiproliferativi (micofenolato mofetile, micofenolato sodico, azatioprina) e naturalmente i cortisonici. Questi farmaci vengono variamente associati tra loro in base ai protocolli messi a punto dagli studiosi; la tendenza è comunque di utilizzare farmaci che, somministrati insieme, siano particolarmente efficaci (azione sinergica) in modo da ridurne il dosaggio e i conseguenti effetti indesiderati e sospendere precocemente i cortisonici per evitare tutti gli effetti collaterali della terapia steroidea a lungo termine.
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