Rifrazione oculare
Cambiamento di direzione di un raggio luminoso, che nell’occhio attraversa mezzi diversi prima di convergere sulla retina. La rifrazione oculare dipende dalla deviazione che la traiettoria della luce subisce attraversando quattro diottri (superfici di separazione tra due mezzi trasparenti) successivi: la cornea, l’umore acqueo, il cristallino e il corpo vitreo. Con il termine “emmetropia” si designa la vista normale, in cui le immagini di oggetti posti a più di 5 m di distanza si formano sulla retina, senza che si verifichi un processo di accomodazione: la visione risulta chiara. Nella visione ravvicinata, il potere di convergenza del cristallino consente, grazie all’accomodazione, la messa a fuoco delle immagini sulla retina.
Esami
Lo studio della rifrazione oculare può essere condotto in modo soggettivo o oggettivo.
Studio soggettivo
Consiste nel sottoporre il paziente a test di acuità visiva (lettura di testi e segni) e nel fargli provare varie lenti correttrici. Questa procedura è però soggetta a errori legati all’accomodazione e non è applicabile nei bambini piccoli che non sanno ancora leggere.
Studio oggettivo
Consiste nel misurare la rifrazione oculare con schiascopia (proiezione sull’occhio di un fascio luminoso) o rifrattometria automatica. Questa metodica, di recente introduzione, consente una misurazione più rapida e affidabile.
Patologie
L’ametropia è un’anomalia dell’apparato ottico responsabile di disturbi della rifrazione. Se ne distinguono tre tipi: miopia, ipermetropia e astigmatismo. La rifrazione sferica (sempre uguale, qualunque sia l’asse oculare) risulta alterata in caso di miopia e ipermetropia, mentre la rifrazione cilindrica (il cui orientamento dipende dall’asse oculare) è alterata in caso di astigmatismo.
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