MATERNITY BLUES -Maternity blues e altre condizioni psichiatriche puerperali
La condizione detta maternity blues deve essere necessariamente distinta da quella nota come depressione post-partum: nel primo caso infatti ci si trova di fronte a una condizione benigna, e in genere di scarsa rilevanza clinica, non meritevole dunque di trattamento farmacologico. Tuttavia, se tale condizione perdura nel tempo e si associa alla presenza di fattori ambientali poco protettivi (per esempio l’assenza di un supporto familiare o sociale ed elevati livelli di stress, oppure un’intensa conflittualità con il partner), potrebbe successivamente evolvere in una vera e propria depressione post-partum; in quest’ultima condizione, che in genere necessita di trattamento farmacologico, i sintomi presentano un’intensità e una durata nettamente superiori.
La depressione post-partum viene detta anche depressione puerperale, poiché interessa appunto il puerperio, ovvero la fase della donna che inizia dopo il parto e termina con la comparsa del cosiddetto capo parto (la prima mestruazione dopo il parto). Tale condizione depressiva tende in genere a insorgere entro il terzo mese dal parto, anche se si possono osservare depressioni puerperali più tardive anche a 9-12 mesi di distanza dal parto. Una depressione post-partum si può presentare con una frequenza che viene valutata tra il 9 e il 22% del totale, ma si ritiene che tali dati siano sottostimati, dal momento che molti casi non giungono neppure all’attenzione del medico. I sintomi di questa condizione clinica sono pressoché indistinguibili dagli episodi depressivi che possono insorgere in qualsiasi periodo della vita della donna. La donna tende a trascorrere buona parte della giornata avvolta in una coltre di tristezza, che le impedisce di dedicarsi al proprio piccolo, di solito si sente inadeguata e nello stesso tempo in colpa, poiché ritiene di non essere in grado di prendersi cura del suo neonato.
Talvolta la neo-mamma prova una forte tensione o irritabilità, si sente molto stanca, tende a piangere con estrema facilità, mostra una preoccupazione eccessiva per la salute del proprio figlio oppure la paura di avvicinarglisi, sino a rifiutarlo, o ancora teme di perdere il controllo di se stessa. La tristezza si protrae nel tempo (per un minimo di due settimane) e si associa alla difficoltà a concentrarsi; la neo-mamma non riesce a prestare cure adeguate al neonato né a far fronte alle varie incombenze domestiche o a dedicarsi ad attività che un tempo la gratificavano; altri sintomi sono la riduzione del desiderio sessuale, l’insonnia, l’aumento o riduzione dell’appetito. Una depressione post-partum adeguatamente trattata, anche farmacologicamente, può portare a una completa risoluzione del disturbo e al recupero di una serena relazione tra madre e figlio, soprattutto se la donna in passato non ha mai sofferto di episodi di depressione.
La psicosi post-partum è un’ulteriore condizione puerperale da distinguere: in essa i sintomi tendono a manifestarsi, entro le prime 3 settimane dal parto, in modo acutissimo. Possono comparire stati depressivi, oppure stati maniacali (cioè condizioni di estrema irritabilità o euforia con accelerazione delle idee) associati a deliri o allucinazioni uditive, con alterazioni del comportamento. Può capitare, per esempio, che la donna si trovi in una condizione di intensa agitazione psicomotoria, che non riesca a star ferma e si senta estremamente irritabile; accade anche che la neo-mamma sviluppi una convinzione delirante di tipo persecutorio (sostenendo per esempio che qualcuno voglia avvelenare il neonato) o che riferisca di udire voci (le cosiddette allucinazioni uditive) solo da lei percepite, voci che le possono suggerire azioni di vario tipo o che possono commentare quel che fa o dice. La psicosi post-partum deve essere necessariamente portata all’attenzione del medico e trattata farmacologicamente, talvolta anche ricorrendo all’ospedalizzazione, proprio per ristabilire l’armonia all’interno della coppia madre-figlio.
In sintesi, le tre condizioni appena esposte si potrebbero collocare lungo una linea immaginaria di gravità crescente, avente la maternity blues (condizione benigna) a un estremo e la psicosi post-partum (la condizione più complessa) all’estremo opposto, con nel mezzo la depressione post-partum. [C.M., J.S.]
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