Omotossicologia
Omotossicologia
Aspetti originali della farmacologia omotossicologica
Reckeweg ha formulato un approccio terapeutico semplificato per l’omotossicologia; infatti ha introdotto in terapia molti farmaci composti che semplificano la scelta terapeutica, in quanto hanno un raggio di azione assai più vasto rispetto al farmaco unitario. Le classiche difficoltà nell’applicare l’omeopatia, derivanti dalla necessità di scegliere un rimedio unico e successivamente individuarne la diluizione specifica da usare, sono state superate pragmaticamente proponendo appunto l’adozione di farmaci composti per determinati quadri clinici o momenti reattivi, agenti su specifici tessuti. Tipico dell’omotossicologia è anche l’uso contemporaneo di più diluizioni associate di uno stesso rimedio in uno unico preparato, oltre che l’associazione contemporanea dei vari rimedi omeopatici scelti nelle diverse diluizioni in cui si sono rivelati singolarmente più attivi.
Si può affermare che la costante preoccupazione del fondatore dell’omotossicologia, e di tutti i suoi seguaci, sia stata sempre quella di cercare una validazione scientifica e razionale dei farmaci, nonché una conferma pratica della loro efficacia clinica.
A questo punto è importante ricordare come tali farmaci, contrariamente a quelli dell’omeopatia classica (per i quali molto spesso si supera la soglia del numero di Avogadro), siano adoperati in forma scarsamente diluita: ciò significa che esiste in questi preparati una quantità ponderale di sostanza chiaramente dosabile dal punto di vista chimico e che la loro attività può essere dimostrata in vitro su colture cellulari. Peraltro l’associazione di varie sostanze, spesso chimicamente correlate, in piccole quantità, determina un’attività (anche per un effetto di sinergismo) che è stata più volte rilevata in vitro, sull’animale e più frequentemente nella clinica.
Oltre alle differenze concettuali e farmacologiche tra omeopatia e omotossicologia evidenziate finora, sussistono anche differenze sostanziali di applicazione clinica tra le due strategie terapeutiche: mentre infatti la prima si avvale solitamente di rimedi somministrati per via orale (prevalentemente in forma di gocce o granuli), l’omotossicologia ha un range di impieghi terapeutici ben più vasto e privilegia soprattutto la somministrazione iniettiva dei rimedi. Reckeweg per primo si è concentrato sull’omeopatia iniettiva e ha messo a punto farmaci specifici per l’uso endovenoso, intramuscolare, sottocutaneo o intradermico, pur considerando anche la somministrazione per via orale dei preparati da lui formulati.
L’omotossicologia è indicata per patologie spesso molto complesse e invasive, e in vari Paesi del mondo è estesamente usata a livello ospedaliero. Uno dei rimedi omotossicologici più noti viene utilizzato, nella sua forma iniettiva, dopo interventi chirurgici, per favorire cicatrizzazione e recupero a livello tissutale. In Israele uno studio ha recentemente confermato l’efficacia di questo farmaco quando si impieghi dopo interventi di posizionamento di protesi ileo-femorali. La somministrazione intrarticolare di un altro preparato omotossicologico si è dimostrata efficace in gravi forme di coxartrosi (ovvero l’artrosi dell’anca), per le quali se ne è accertato l’effetto rigenerativo a livello della cartilagine.
I concetti di base e gli obiettivi dell’omotossicologia sono molto chiari e possono essere riassunti in tre punti:
- l’omotossicologia è una medicina di regolazione e modulazione, non di soppressione, i cui effetti devono essere conseguiti a vari livelli, per questo agisce non con un farmaco ma con una strategia terapeutica spesso complessa e articolata;
- è una medicina strettamente individualizzata, il che vuol dire che per ogni paziente viene individuata un’associazione farmacologica specifica non solo in base alla patologia, ma anche in relazione alla fase reattiva peculiare solamente di quel paziente e della sua personale costituzione;
- impiega piccole ma non infinitesimali quantità di sostanze, le quali agiscono con un meccanismo non necessariamente omeopatico e la cui azione terapeutica è spesso prevedibile studiandone la biochimica e la farmacologia.
Premesse teoriche tanto complesse spiegano perché Reckeweg abbia formulato una gamma di farmaci così ampia ed evidenziano la complessità dell’applicazione di tale branca della medicina naturale alla clinica, che deve essere quindi appannaggio solo del medico formato da una opportuna scuola di specializzazione; non a caso in vari Paesi del mondo sono stati attivati master universitari in materia.