Sostanza di origine naturale o sintetica che conferisce un sapore dolce simile a quello dello zucchero. I dolcificanti trovano impiego come additivi alimentari o ingredienti per addolcire gli alimenti, eccipienti per rendere più facile la somministrazione di farmaci o sostituti dello zucchero nel trattamento di disturbi quali diabete e obesità. Si distinguono in base al loro potere dolcificante, stabilito in relazione a quello del saccarosio, lo zucchero di riferimento (valore = 1).
Dolcificanti di origine naturale Presenti nella frutta, nei legumi, nel miele ecc., possono fornire un apporto calorico (fruttosio, galattosio, glucosio, lattosio, maltosio, saccarosio) o meno (glicirrizina, presente nella liquirizia).
Dolcificanti di massa Dolcificanti di origine sintetica così chiamati per l’“effetto volume” che producono (dilatano il tubo digerente dando una sensazione di sazietà): sono sorbitolo (presente in frutti quali pere, pesche e prugne), maltilolo, lactitolo, mannitolo e xilitolo (reperibile in lamponi e banane). Hanno un valore nutritivo inferiore a quello del saccarosio ma vengono utilizzati, oltre che per il citato effetto massa, perché sono resistenti alla cottura e non causano carie dentaria. Un consumo superiore a 40 g al giorno può dare origine a flatulenza e diarrea.
Dolcificanti intensi Gruppo di dolcificanti di orgine sintetica che include aspartame, acesulfame di potassio, ciclamati, saccarina. Sono chiamati intensi perché dotati di potere dolcificante molto elevato (da 20 a 400 volte superiore a quello del saccarosio): la saccarina per esempio è circa 300 volte più dolce del saccarosio, ma lascia un retrogusto relativamente amaro. Sono poco o per nulla calorici.
L’aspartame è controindicato nelle persone che soffrono di fenilchetonuria (deficit enzimatico che impedisce la trasformazione della fenilalanina in tirosina), in quanto contiene fenilalanina.
I dolcificanti sintetici possono essere indicati in alcuni regimi dietetici, in particolare dimagranti, mentre non sono di alcuna utilità nel trattamento di una crisi ipoglicemica nel diabetico.