I RICERCATORI HANNO LAVORATO SULL’EMPATIA
«Dobbiamo partire da una precisazione: la principale difficoltà dei bambini autistici è una carenza nei processi di empatia. Non riescono a sentire le emozioni degli altri e a concepire che gli altri possano produrre dei pensieri. La terapia ha lavorato su queste aree», precisa la dottoressa Di Renzo.
«All’Istituto si è seguito un approccio evolutivo: significa che gli interventi come situazioni di giochi e diverse stimolazioni miravano a creare una motivazione, una relazione, un contatto corporeo, fisico».
Si è lavorato anche sui genitori, sulla relazione bambino-mamma in particolare. «Nel contesto del gioco - ha detto al convegno la psicomotricista Simona D’Errico - questi tendono a chiedere al bambino delle prestazioni (come si chiama questo?, tirami la palla, fai questo o quello). Invece, va ricercata la sintonizzazione con il bambino autistico. La mamma deve prediligere codici comunicativi non verbali, come dare abbracci, accogliere le risposte del bambino, mostrare un atteggiamento disponibile».