Regime iposodico
Regime alimentare basato su una diminuzione, di varia entità, dell’apporto alimentare di sodio. La principale fonte alimentare di sodio è il cloruro di sodio (NaCl, il comune sale da cucina): in media, un individuo ne consuma 7-8 g al giorno (due terzi dei quali provengono dagli alimenti e un terzo dai condimenti), quando in realtà ne sarebbero necessari soltanto 1-3 g. L’organismo reagisce regolando il livello di sodio di tessuti e liquidi mediante l’eliminazione urinaria: la natriemia (livello di sodio nel sangue) di norma si mantiene così su valori stabili, compresi tra le 135 e le 145 mmol/l.
Indicazioni e controindicazioni
Un regime iposodico viene prescritto in caso di patologie che comportano ritenzione di sodio (ipertensione arteriosa, insufficienza cardiaca, ascite, ossia accumulo di liquido nella cavità peritoneale, sindrome nefrosica) o di trattamento con corticosteroidi a forti dosi. In tal caso, vanno assolutamente evitati i farmaci contenenti benzoato di sodio e gli alimenti ricchi di sodio, come salumi, conserve, formaggi, pane, prodotti di pasticceria, minestre in scatola, bibite gassate e certe acque minerali. I regimi iposodici stretti oggi sono praticamente caduti in disuso, per la disponibilità di molte altre soluzioni terapeutiche (diuretici, equilibrio dietetico e così via). Un regime iposodico è controindicato in caso di gravidanza, insufficienza renale o trattamento con litio.
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