di Valeria Ghitti
Il 4% degli italiani allergici o intolleranti lo è verso alcuni additivi alimentari: un popolo di circa 100 mila persone, in continuo aumento. A dirlo è la Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica (Siaaic), che stima in un chilo la quantità media di questi “aiutini”, ingerita ogni anno da ciascuno di noi.
Oltre 300 sostanze diverse (senza contare gli aromi), prive di valore nutrizionale, ma aggiunte ad alcuni alimenti per facilitare la lavorazione, per favorire la conservazione o, ancora, per migliorare aspetto, sapore, odore e consistenza. Alcuni sono indispensabili. Altri no. Cerchiamo di fare chiarezza, con un occhio di riguardo per il nostro benessere.
COME SONO CLASSIFICATI?
«Quelli permessi dall’Unione europea sono inclusi in una lista specifica», risponde Paolo Stacchini, direttore del reparto di Sicurezza chimica nella filiera alimentare dell’Istituto superiore di sanità. «Ne fanno parte sostanze diverse: molte, riconosciute come assolutamente innocue (tipo l’acido citrico, antiossidante), sono utilizzabili secondo il principio quantum satis, cioè quanto basta per ottenere l’effetto desiderato. Alcuni “aiutini” possono essere impiegati solo entro determinati limiti ben precisi. Si tratta della Dga, la dose giornaliera accettabile (diversa caso per caso) che si ritiene possa essere assunta per tutta la vita senza rischi».
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Articolo pubblicato sul n° 33 di Starbene in edicola dal 2 agosto 2016