Fuori il sole splende, ma ancora per qualche tempo non ne potremo approfittarne a causa del Coronavirus. Abbiamo bisogno di luce, per il tono dell’umore, ma anche per la nostra salute e per fare scorta di vitamina D, che viene sintetizzata soprattutto dall’esposizione ai raggi Uv. I dermatologi raccomandano di esporci con le dovute cautele e protezioni solari.
Da qualche anno, però, un endocrinologo americano, Michael Holick, sostiene che l’uso di creme con protezione solare alta impedisce la sintesi della vitamina D. E qui sorge il dubbio: per non avere problemi alle ossa dobbiamo esporci senza filtro e quindi rischiare problemi (anche seri) alla pelle?
Perché la protezione è importante
«Partiamo da due fatti certi: il sole non è un nemico e ci aiuta anche in diversi disturbi dermatologici, come la psoriasi e la dermatite seborroica», dice la dermatologa Mariuccia Bucci. «Altro fatto certo: l’esposizione al sole senza protezione nella stagione calda, specie negli orari centrali della giornata, porta a gravi rischi di eritema, scottature e, nel tempo, aumenta la probabilità di sviluppare tumori della pelle». Gli studi che sostengono la responsabilità delle creme solari nell’insufficienza di vitamina D, invece, non sono univoci. Quindi, si deve arrivare a un punto di equilibrio: proteggere la pelle e assicurare all’organismo tutta la vitamina D di cui ha bisogno. Ed ecco la soluzione.
Il filtro solare giusto
«Una delle caratteristiche della vitamina D è che è liposolubile, quindi si può farne scorta», spiega la dottoressa Bucci. «Questo significa che nelle stagioni più soleggiate possiamo, entro certi limiti, immagazzinare quella che ci servirà in inverno.
Altra buona notizia: non occorre stare al sole come le lucertole per ore e ore: in generale, se non si è carenti di vitamina D e non si hanno particolari problemi (che il medico può stabilire attraverso un’analisi del sangue) basta esporsi per 20 minuti al giorno, anche a giorni alterni». Ma con o senza protezione? «Io consiglio comunque di applicarla, ma se l’esposizione avviene nelle ore meno calde, basta un Spf 30. Nelle ore in cui il sole è allo zenith invece, tra le 11 e le 14, la protezione dovrà essere più elevata».
Scopri le braccia e il décolleté
Il sole però non è l’unico fattore da tenere presente. Conta anche la superficie di pelle che si offre ai raggi Uv. Infatti in inverno, quando le uniche parti del corpo scoperte sono il viso e le mani, la sintesi di vitamina D è scarsa. «Dovremmo approfittarne ora che il tempo è bello ed è possibile passeggiare in maniche corte e con le gambe nude, ma in queste settimane è una pratica vietata a causa dell'emergenza Coronavirus», osserva Corinna Rigoni, dermatologa. «Se non hai un giardino o un terrazzo, va bene anche affacciarsi alla finestra, scoprendo le braccia e il décolleté, in modo che il sole arrivi a una superficie cutanea il più possibile estesa».
E poi cura particolarmente l’alimentazione, ossia la seconda fonte di vitamina D. «Porta in tavola pesci grassi come il salmone e lo sgombro, ma ne sono ricchi anche le uova (in particolare il tuorlo), il fegato e il formaggio. Aggiungi degli integratori specifici solo dopo aver verificato, con l’aiuto del tuo medico, se ne hai davvero bisogno».
Dal sole alla vitamina: come avviene la sintesi
L’importanza dell’esposizione solare (con tutte le cautele del caso) per la sintesi della vitamina D3 (colecalciferolo) è chiara capendo in che modo avviene. Nella cute è presente il precursore della vitamina D3, il 7-deidrocolesterolo, che i raggi Uv convertono in previtamina D3: quanto più la pelle è esposta al sole, tanta più previtamina si forma. Dopo circa 3 giorni questa si converte spontaneamente in vitamina D3. Perché avvenga la sintesi è importante esporsi all’aperto: il vetro assorbe tutte le radiazioni Uvb.
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Articolo pubblicato sul n. 15 di Starbene, in edicola e in digitale dal 24 marzo 2020