Smettere di fumare: una buona intenzione che non sempre si traduce nei fatti. Stando agli ultimi dati dell’Istituto superiore di Sanità (Iss), in un anno ci prova un terzo degli 11 milioni e 600mila italiani schiavi delle bionde. Nell’81% dei casi il tentativo però fallisce: «Chiudere con il fumo non è facile perché la nicotina crea una forte dipendenza, e chi vuole smettere deve lottare con il “craving”, la “fame” emotiva e cerebrale che lo lega a doppia mandata alla sigaretta, e con i sintomi da astinenza: intenso nervosismo, fame incontrollabile, mal di testa, ansia, stitichezza», spiega Roberto Boffi, responsabile della struttura di pneumologia e del Centro antifumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Il rischio? Gettare la spugna. Oggi, però, ai tradizionali sostituti della nicotina (cerotti, spray sublinguali, gomme, caramelle e inalatori), da tempo sul mercato si sono affiancati veri e propri farmaci antifumo, nuove molecole a disposizione, prescritte dal medico, che aumentano la percentuale di uscirne vincenti.
Citisina, il farmaco che lavora sull’effetto piacere
La citisina è un farmaco galenico in capsule (preparato in farmacia) a base di un principio attivo estratto da una pianta, il Cytisus Laburnum, noto anche come Maggiociondolo. La sua azione: «Spiazzare i recettori cerebrali a cui si lega la nicotina, diminuendo così la sensibilità del sistema nervoso a questa sostanza, e favorire il rilascio di dopamina, neurotrasmettitore del piacere che annulla la gratificazione legata alla sigaretta e che attenua i disturbi del craving», spiega il dottor Boffi.
«La cura si inizia quando si sta ancora fumando, si aumenta via via il dosaggio per raggiungere, nell’arco di due settimane, quello terapeutico che dovrebbe permettere di non mettere più mano alle sigarette. Poi, lo si scala progressivamente, sino ad arrivare a zero. La durata della cura è di almeno 40 giorni. La citisina è ben tollerata, ha pochi effetti collaterali (eventualmente nausea o mal di testa) ed è controindicata solo a chi soffre di malattie renali.
Mentre si assume la citisina è però importante bere più del solito, per aumentare la diuresi e facilitarne l’eliminazione del farmaco con le urine». La percentuale di successo? Diversi studi, di cui alcuni pubblicati su prestigiose riviste come il New England Journal of Medicine, confermano l’efficacia della citisina e, secondo i dati dell’Istituto nazionale dei Tumori, il 45% dei pazienti che la utilizza che può fregiarsi del titolo di ex fumatore dopo un anno dalla fine delle cure.
Vareniclina, il farmaco che mantiene i risultati più a lungo
La vareniclina dà risultati più a lungo «I risultati di questa molecola di sintesi che facilita lo stop al fumo sono uguali a quelli della citisina, con studi che però ne dimostrano il mantenimento a distanza di due anni», spiega il dottor Boffi. «Se ne assume una compressa da 0,5 mg al mattino per 3 giorni, poi una al mattino e una alla sera fino al settimo giorno, mentre dall’ottavo giorno (data in cui dire addio alla sigaretta) e per almeno i 3 mesi successivi la dose va raddoppiata (1 mg due volte al giorno).
È ben tollerata: può dare (in 1 caso su 10) effetti collaterali come nausea e meteorismo. In tema di effetti collaterali era stata accusata di aumentare il rischio di eventi cardiovascolari e di depressione ma oggi, grazie alle ricerche (l’ultima pubblicata sulla rivista The Lancet Respiratory Medicine) abbiamo la prova che non è così.
Bupropione, il farmaco che combatte l’astinenza
«Il bupropione è un farmaco antidepressivo che fa parte della famiglia degli Ssri (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina), formulato per i fumatori a rilascio veloce per azzerare gli effetti da astinenza senza interferire con il tono dell’umore», spiega il dottor Boffi.
«La dose iniziale è di 150 mg da assumere una volta al giorno per una settimana, e da aumentare a 150 mg due volte al giorno (mattina e pomeriggio) a partire dall’ottavo giorno, lo stesso in cui si dovrebbe iniziare a cercare di smettere di fumare. Poi, a dosaggio pieno, il farmaco va assunto per almeno altre 7 settimane. Il bupropione garantisce un successo ad almeno il 30-35% dei fumatori che lo assume». I possibili effetti collaterali sono insonnia e agitazione, ed è controindicato per coloro che hanno malattie del fegato (il farmaco viene infatti smaltito per via epatica), che hanno subito traumi cranici, che soffrono di epilessia. Non va bene anche per gli ipertesi e gli insonni mentre, per chi già usa degli antidepressi è da valutare, caso per caso, se il farmaco può essere utilizzato da chi assume già altri antidepressivi».
Le cure sono personalizzate
La rosa dei farmaci è ampia, e questo permette di personalizzare le cure. «La scelta di una molecola va fatta con uno specialista di un Centro antifumo accreditato dall’ISS o dalla Regione (l’elenco è disponibile chiamando il numero verde 800554088)», spiega il dottor Boffi.
«Il medico può identificare qual è l’approccio farmacologico più adatto basandosi sullo stato di salute dell’aspirante ex fumatore, sull’entità della sua dipendenza dal fumo, sulle sue aspettative (riuscirci in fretta, per esempio) o i timori legati alla cessazione come la paura di ingrassare o di non farcela a reggere l’ansia».
Da solo, però, il farmaco non basta e, soprattutto per i fumatori che hanno tentato più volte di smettere senza successo la terapia va supportata da un programma di counseling. Attraverso telefonate e, nei casi più complessi sedute di supporto cognitivo comportamentale, chi vuole smettere può trovare un valido appoggio che aumenta ulteriormente le probabilità di successo finale.
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