Sindrome di Raynaud: cos’è, cause, sintomi, trattamenti

Prende il nome dal medico francese che per primo l’ha descritta nell’Ottocento ed è riconoscibile per una sequenza di eventi che coinvolgono le estremità del corpo



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Mani, piedi, naso, orecchie e lingua sono le zone dell’organismo che possono diventare insensibili, bluastre, pallide e dolenti dopo l’esposizione al freddo oppure in condizioni di emozioni intense. In questi casi, si parla di sindrome (o fenomeno) di Raynaud, caratterizzato da un eccessivo e anomalo restringimento dei vasi sanguigni (detto vasospasmo) in presenza di stimoli scatenanti, che alterano il flusso di sangue nelle zone periferiche dell’organismo.

«Classicamente, la sindrome di Raynaud si manifesta dopo il passaggio rapido da un ambiente caldo a uno freddo, ma gli stimoli possono derivare anche dal sistema nervoso simpatico, magari a seguito di un grande spavento o di un forte stress emotivo», racconta il dottor Salvatore D’Agostino, reumatologo alla Clinica Villalba di Bologna.

Cos’è la sindrome di Raynaud

Alla fine dell’Ottocento, era stato il medico francese Maurice Raynaud a descrivere in un gruppo di pazienti alcune alterazioni circolatorie, che da allora vengono identificate con il suo nome.

In linea generale, in questa sindrome, le arteriole che irrorano le estremità del corpo si contraggono (per un fenomeno di vasospasmo), provocando una riduzione del flusso sanguigno (da qui il pallore), che tende poi a ristagnare localmente causando una perdita di ossigeno (da cui deriva la cianosi) e una riduzione della temperatura locale, avvertita come una sensazione di freddo. Quando la circolazione viene ripristinata, il sangue torna rapidamente nelle zone colpite con un cambiamento così repentino da essere percepito in maniera dolorosa.

Quali sono i sintomi della sindrome di Raynaud

Perché si possa parlare di sindrome di Raynaud è necessario che, nell’arco di pochi secondi, si manifesti una sequenza ben precisa di eventi: la zona colpita diventa insensibile, poi cianotica (dalla colorazione bluastra-violacea), poi pallida (dalla colorazione biancastra) e infine dolente, talvolta anche con una sensazione di formicolio.

«Qualora invece si manifestino solamente alcuni di questi segni, potrebbe trattarsi di un’altra problematica, come l’acrocianosi, più tipicamente femminile», precisa il dottor D’Agostino. «Mentre nella sindrome di Raynaud il coinvolgimento è quasi sempre monolaterale, nell’acrocianosi l’aspetto freddo e bluastro è simmetrico nei due lati del corpo, ma soprattutto non provoca dolore».

Quali sono le cause della sindrome di Raynaud

Nella maggior parte dei casi, la sindrome di Raynaud è di natura idiopatica, cioè la sua causa è ignota: detto ciò, siccome spesso interessa più soggetti della stessa famiglia, l’eccessiva reattività dei vasi sanguigni agli stimoli esterni potrebbe avere un carattere familiare.

«Questa predisposizione può essere “accesa” da alcuni fattori scatenanti, come il freddo intenso, l’uso di estrogeni, l’utilizzo di farmaci come i betabloccanti o alcuni chemioterapici, l’abuso di caffeina, il fumo di sigaretta oppure l’utilizzo di strumenti lavorativi freddi o vibranti», elenca il dottor D’Agostino.

In altri casi, invece, questa sindrome è secondaria a una condizione medica sottostante, come la sindrome del tunnel carpale, alcune patologie della tiroide e molte malattie autoimmuni, come la sclerosi sistemica, il lupus eritematoso sistemico, l’artrite reumatoide, la sindrome di Sjögren, la dermatomiosite o la crioglobulinemia.

«È compito del reumatologo stabilirne con precisione l’origine, in modo da predisporre un adeguato trattamento, evitando complicanze nei casi più gravi», sottolinea l’esperto. «Per esempio, quando la sindrome di Raynaud è secondaria alla sclerosi sistemica, può determinare ulcere cutanee che non soltanto sono dolorose, ma possono dare luogo a infezioni locali o, addirittura, alla necrosi del tessuto locale».


Come si diagnostica la sindrome di Raynaud

Per un occhio esperto, la sindrome di Raynaud si diagnostica con un esame obiettivo prestando particolare attenzione all’analisi dei segni e dei sintomi riferiti, soprattutto per differenziarla tra la forma primaria e quella secondaria. «Da qualche anno, poi, si fa ricorso alla capillaroscopia, un esame semplice e indolore che valuta la circolazione sanguigna nelle anse capillari presenti alla base dell’unghia», spiega il dottor D’Agostino.

Attraverso una microtelecamera, che viene appoggiata sulle unghie del paziente, si visualizza al computer l’immagine ingrandita dei capillari, i più piccoli tra i vasi sanguigni dell’organismo, in modo da studiarne densità per millimetro, lunghezza, spessore ed eventuale presenza di anomalie morfologiche.

Qual è la terapia della forma primaria

Il trattamento della sindrome di Raynaud dipende dalla sua gravità e dall’eventuale presenza di patologie sottostanti. Fortunatamente, si tratta spesso di un semplice disturbo fastidioso, da prevenire evitando gli sbalzi di temperatura, coprendo in modo adeguato le estremità del corpo nella stagione fredda (sciarpe spesse, calze e guanti termici) ed eliminando i fattori predisponenti.

«Alcuni integratori a base di niacina, ginkgo biloba e Omega 3 possono aiutare, aumentando la tolleranza al freddo, ma senza risolvere il problema», annota il dottor D’Agostino. «Fino a qualche anno fa, una diagnosi clinica molto utilizzata consisteva nell’immersione delle mani in una bacinella di acqua fredda: l’assunzione di questi integratori ha dimostrato una comparsa più tardiva della sindrome di Raynaud».

Qual è la terapia della forma secondaria

Nei casi più complicati, è possibile assumere farmaci per promuovere la buona circolazione, ridurre il numero di attacchi, prevenire il danno ai tessuti e trattare eventuali patologie sottostanti. «È il caso dei calcio-antagonisti, noti come trattamento dell’ipertensione, che agiscono anche come vasodilatatori a livello periferico e centrale», spiega l’esperto. «Ma si possono utilizzare anche altre classi farmacologiche, come gli alfabloccanti e i vasodilatatori».

Talvolta, invece, sono necessari trattamenti più invasivi, come interventi chirurgici ai nervi (nel caso della sindrome del tunnel carpale come fattore scatenante), oppure infusioni di vasodilatatori quando bisogna trattare una patologia autoimmune sottostante.

Cosa mangiare nel caso di sindrome di Raynaud

Come al solito, anche la dieta può fare la sua parte. «Pur non potendo cambiare la storia clinica della sindrome di Raynaud, un’alimentazione ricca di Omega 3 può aumentare la tolleranza al freddo nelle forme primarie del disturbo», evidenzia il dottor D’Agostino. L’ideale è consumare 2-3 porzioni di pesce alla settimana, optando soprattutto per quello azzurro (come sgombro, sardine, aringhe o acciughe).

«Anche le vitamine del gruppo B sono utili, soprattutto la B12, perché una sua carenza impedisce al corpo di produrre globuli rossi sani che sono necessari per trasportare l’ossigeno in tutto il corpo: il risultato è proprio un’intolleranza alle temperature fredde. Ovviamente, tutto questo non vale nella forma secondaria ad altre malattie sistemiche, dove solamente una terapia specifica può fare la vera differenza», conclude l’esperto.

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