Quando abbiamo bisogno di un farmaco, scegliere la formulazione migliore, in pillole, in pomata, in supposte o altro, è fondamentale. A seconda del problema che abbiamo, infatti, questa può dare meno effetti collaterali, risultare più efficace o agire in tempi più rapidi.
Una pomata, per esempio, applicata sulla pelle, agisce senza sovraccaricare il resto dell’organismo. In altre situazioni, invece, è bene puntare sulle pillole che rilasciano i principi attivi nel flusso sanguigno, raggiungendo così il bersaglio, “dall’interno”.
Ecco, per alcuni disturbi comuni, qual è la soluzione vincente.
Dolori localizzati, infiammazioni e contratture: il cerotto
Una lombalgia, la distorsione di una caviglia, i muscoli del collo contratti o l’infiammazione di un tendine del polso: se sei vittima di un dolore localizzato, scegliere il cerotto antidolorifico ti offre una marcia in più rispetto all’analgesico in compresse. Entrambi contengono gli stessi antinfiammatori per dolori ossei o muscolari (come il diclofenac, l’ibuprofene, o il ketoprofene), ma la via di assunzione fa la differenza.
«Il patch rilascia le sostanze curative nel sangue, con un’azione che dura per almeno 12 ore, bypassando stomaco e fegato. Non rischi perciò di ritrovarti con bruciori o acidità e impegni meno le vie epatiche. », spiega il dottor Paolo Pizzinelli, internista a Milano.
«Attenzione però, prima di applicare il cerotto medicato pulisci l’area con dell’alcol puro perché aderisca meglio e, se noti arrossamento o provi prurito, è probabile che tu sia intollerante al collante: cambia perciò marca.
Leggi inoltre il bugiardino per verificare se il principio attivo rilasciato si fotoattiva e, con la complicità degli ultravioletti, dà il via ad arrossamento e bolle, simili a quelle di una scottatura solare», mette in guardia il dottor Paolo Vintani, farmacista a Barlassina. «In questo caso, nella settimana successiva al suo uso, se vai al sole, stendi una crema ad alta protezione sulla zona dove aderiva il patch».
Insufficienza venosa: vince la compressa
Soffri di cattiva circolazione venosa e, oltre a pesantezza e gonfiore, hai anche qualche reticolo bluastro (le teleangectasie) sulle gambe, segno di una maggior fragilità delle venuzze del microcircolo superficiale. «Per attenuare i tuoi disturbi gel e creme non sono più sufficienti e devi orientarti su farmaci flebotropi con un’azione generale», suggerisce il farmacista.
«Contengono uno o più nutraceutici (come estratti di centella, rusco, escina, ippocastano, mirtillo, rutina, oxerutina o bioflavonoidi) che, assunti per bocca, agiscono da ricostituenti per il microcircolo e da vasoprotettori. Infatti, favoriscono la sintesi di collagene, la proteina che dà tono ed elasticità alle pareti delle piccole vene. Molti di questi medicinali contengono anche vitamina C o potenti antiossidanti che contrastano la fuoriuscita di liquidi dai capillari, riducendo così i gonfiori. Alcuni prodotti per l’insufficienza venosa da prendere per bocca sono inoltre in formulazione retard e basta una sola compressa al giorno per avere una copertura prolungata: così l’organismo li assimila meglio».
Candida vaginale: la crema non basta
Ne soffri tu e anche il tuo lui ha il glande ricoperto da puntini rossi, associati a dolore e bruciore: è la spia che la candida, il fungo responsabile dell’infezione passa dall’uno all’altro partner durante i rapporti sessuali, autoalimentando la micosi. Oppure, non appena le tue difese immunitarie si abbassano, tende a riproporsi.
«In entrambi i casi, le creme antimicotiche, usate di solito per far terra bruciata al fungo, non sono più sufficienti. Ci vuole una cura più energica che riesca ad agire anche sulla candida intestinale, spesso “serbatoio” di quella vaginale», spiega il dottor Paolo Vintani.
«I farmaci vincenti sono gli antimicotici (a base di azoli) da prendere per bocca: in genere vanno presi per una settimana da entrambi i partner. Sono la scelta giusta anche se sei single, ma hai una forma recidivante: ne basta una compressa da assumere a scopo preventivo , periodicamente. Gli antimicotici vanno però prescritti dal medico e assunti secondo le sue indicazioni».
Asma: il più efficace è lo spray
Soffri di allergia e, complici i pollini o la polvere che il tuo sistema immunitario non tollera, per te sono in agguato crisi d’asma che ti tolgono il fiato. La soluzione più efficace per tornare a respirare? «Uno spray da inalare a base di un cortisonico (riduce lo stato infiammatorio che autoalimenta l’asma), associato a un broncodilatatore che aiuta a liberare i bronchi», suggerisce il dottor Paolo Pizzinelli.
«I due principi attivi, mixati tra loro in una polvere ultrasottile, agiscono “localmente” nelle vie aeree, con efficacia. Infatti, bastano un paio di puff ai primi sintomi della crisi (sibili, fischi e fatica a respirare) per contrastarla.
Non solo: la formulazione locale ha minori effetti collaterali rispetto ai farmaci per bocca perché le dosi contenute negli inalatori sono nettamente inferiori a quelle delle pillole.
Un dato tutt’altro che indifferente: i cortisonici assunti per via generale possono dare ritenzione idrica, ipertensione, aumento di peso, dismetabolismo glucidico fino al diabete, mentre i broncodilatatori assunti per via orale innescano batticuore, senso di agitazione, tremori muscolari e aritmie», avverte il dottor Pizzinelli.
Febbre e infiammazioni: ok alle supposte
Nei Paesi anglosassoni le supposte si utilizzano poco, mentre in Italia sono una forma farmaceutica abbastanza diffusa. Di fatto, offrono alcuni vantaggi rispetto alle altre formulazioni: i loro effetti sono, per esempio, più rapidi di quelli di una pastiglia perché, attraverso la mucosa rettale, i principi attivi passano direttamente nel sangue ed entrano prontamente in azione.
Sono, inoltre, la formulazione ideale per bimbi o anziani, che fanno fatica a deglutire una pillola. «In alcuni casi, come per esempio nelle infiammazioni prostatiche, sono addirittura la scelta vincente e da privilegiare rispetto ai farmaci per uso generale», spiega il dottor Paolo Pizzinelli, medico internista. «Le sostanze terapeutiche si concentrano infatti nel retto e da lì, “per vicinanza”, esercitano meglio la loro azione antinfiammatoria sulla ghiandola dell’apparato uro-genitale maschile».
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Articolo pubblicato sul n. 39 di Starbene in edicola dal 12/9/2017