È arrivato finalmente un farmaco specifico per la cura degli emangiomi infantili, tumori benigni che colpiscono il 4% dei neonati e che si manifestano con una tumefazione rossastra della cute soggetta a rapido accrescimento.
COME RICONOSCERE GLI EMANGIOMI INFANTILI
Da non confondere con le "voglie di fragola" o le "macchie di vino", anomalie vascolari congenite che restano stabili nel tempo, gli emangiomi compaiono nelle prime settimane di vita e aumentano rapidamente di volume fino ad assumere l’aspetto di una tumefazione grande quanto un’albicocca, che nei due terzi dei casi si manifesta sul volto e nel restante terzo a livello degli arti, del tronco e della parete addominale.
Verso gli otto mesi di vita la lesione si stabilizza e successivamente va incontro a regressione spontanea. Ma nel 15% dei casi non scompare, richiedendo un trattamento specifico. «Fino a ieri si utilizzava il cortisone, che però aveva una percentuale di successo bassa ed esponeva il piccolo a pericolosi effetti collaterali», spiega il dottor Pietro Dalmonte, consulente del Centro Emangiomi dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova, fondatore e presidente della Sisav (Società italiana per lo studio delle anomalie vascolari). «Il cortisone, infatti, è un immunosopressore e spiana la strada a ipertensione, osteoporosi e aumento della frequenza cardiaca. Nei casi, fortunatamente rari, di emangiomi viscerali, che si manifestano al fegato e alla laringe e che per la loro stessa localizzazione mettono a repentaglio la vita del bambino, si ricorreva all’interferone che però causa danni neurologici».
IL FARMACO IN ITALIA IN SOLUZIONE ORALE
Nel 2007, la svolta. «Si è, infatti, scoperto casualmente che il propranololo, farmaco antipertensivo somministrato anche per curare le aritmie cardiache, faceva regredire gli emangiomi», continua il dottor Dalmonte. «Così, dal 2008 abbiamo cominciato a darlo in formula galenica, mentre da poche settimane è disponibile anche in Italia in soluzione orale: una specie di sciroppo da dare al piccolo due o tre volte al giorno per un periodo non inferiore ai sei mesi».
Va però precisato che le prime somministrazioni vanno fatte in ambiente ospedaliero, dopo accurata valutazione pediatrica e cardiologica. E che occorre monitorare con attenzione la risposta del bambino al farmaco, tenendo presente che quanto più precoce è il trattamento, tanto più si riesce a bloccare la fase proliferativa che contraddistingue i primi mesi di vita. Gli studi a riguardo assicurano una regressione totale o parziale pari al 98% dei bambini trattati.
Trovi un elenco dei centri accreditati dalle regioni per la cura degli emangiomi con propranololo sul sito della Sisav.
4 maggio 2016
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