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Dolore alle mani: che cosa fare

Non sopportare in silenzio il dolore a un’articolazione o a un tendine. I nostri esperti ti aiutano a capire che cosa si nasconde dietro questi sintomi e come intervenire nel modo più efficace

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Le mani sono fondamentali per poter svolgere la quasi totalità delle azioni quotidiane.

Non solo: costituiscono un mezzo importante per comunicare, entrare in contatto con gli altri, curare. Un recentissimo studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, condotto su 22 coppie, ha dimostrato che tenere per mano il proprio partner contrasta il dolore e lo stress.

Eppure spesso si tende a trascurare i disturbi, più o meno invalidanti, che colpiscono questa parte del corpo.

Ecco allora una guida per riconoscerli, e tutte le soluzioni suggerite dai nostri esperti.


Se le dita ti fanno male

Le articolazioni delle dita, soprattutto quelle più vicine alle unghie e alla base del pollice, diventano rosse, gonfie, rigide e doloranti. Risultato: svitare un tappo, abbassare una maniglia o sollevare una padella diventa un’impresa.

«La causa può essere l'artrosi. Frequente soprattutto nelle persone over 50 che compiono movimenti ripetitivi, può colpire anche i giovani che hanno subìto una frattura alla mano o la rottura del legamento di un dito», spiega il dottor Alberto Lazzerini, responsabile dell’Unità operativa di chirurgia della mano dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano).

«Si tratta di una malattia degenerativa che non si può arrestare, ma le cure per attenuare il dolore non mancano», rassicura l'esperto: antinfiammatori (da assumere sotto controllo medico e solo quando il dolore è molto intenso), sommati a cicli di trattamenti (come laserterapia, tecarterapia, ionoforesi, ultrasuoni).

 «Quando poi la fase acuta si è risolta, è importante fare qualche esercizio su misura, per evitare che le articolazioni diventino sempre più rigide», consiglia l'ortopedico.


Se fatichi a piegare le falangi

Quando provi dolore alle dita e fatichi a muoverle, la colpa potrebbe anche essere della sindrome di De Quervain, disturbo causato dal restringimento della guaina che riveste i tendini alla base del movimento dei pollici.

«Frequente tra le neo mamme che allattano e tengono a lungo in braccio il loro bebè, provoca un male improvviso sul dorso del primo dito e il margine esterno del polso, impedendo i movimenti di presa come strizzare un panno, girare la chiave nella toppa o sbucciare la frutta», elenca il dottor Alberto Lazzerini.

Ma non solo: l'infiammazione dei tendini è coinvolta anche nel dito a scatto, problema che può colpire tutte le estremità della mano: «In questo caso, il dito fa male soprattutto alla base (dove spesso è tastabile anche un nodulo) e, talvolta, rimane piegato, soprattutto al mattino. Per raddrizzarlo occorre forzare, producendo un rumore simile a quello di un grilletto», specifica l'ortopedico.

Le soluzioni sono identiche in entrambi i casi: un po' di riposo, l'uso di un tutore per evitare di stressare ulteriormente i tendini e alcune terapie per ridurre l'infiammazione, come laser e ultrasuoni. Quando il dolore è molto intenso il medico può prescrivere un’infiltrazione di cortisone, trattamento che non va ripetuto a lungo perché può sfilacciare e indebolire il tendine.

Se però le dita continuano a fare male e non riesci quasi più a muoverle, occorre affidarsi alla chirurgia mininvasiva: «In anestesia locale e attraverso una piccola incisione sul palmo, il chirurgo raggiunge il canale ristretto in cui è ingabbiato il tendine e lo allarga. Subito dopo l'operazione si torna a muovere la mano e la guarigione completa avviene nel giro di pochi giorni», rassicura l'esperto.

L'operazione si può eseguire nei centri di chirurgia della mano attivi presso gli ospedali pubblici, ed è a carico del Servizio sanitario nazionale.


Se hai formicolii e poca sensibilità

Può capitare che facciano male soltanto le prime tre dita, metà dell’anulare (nel senso della lunghezza), e il dolore sia associato a una perdita di sensibilità oppure a formicolii: «Sono i segni della sindrome del tunnel carpale, dovuta alla riduzione del diametro del canale del polso dove passa il nervo mediano, che dà sensibilità a una parte della mano», specifica il dottor Alberto Lazzerini.

Più frequente tra le donne, questo disturbo è favorito dalla ritenzione idrica, che aumenta il restringimento e la compressione.

La soluzione: fissa una visita da un chirurgo della mano che, attraverso un’elettromiografia, valuterà se il nervo è sofferente e qual è la sua capacità di conduzione. Se è ancora efficiente basteranno degli antidolorifici, da stendere sulla parte che fa male o assumere per bocca, sommati all’uso di un tutore per qualche giorno.

Quando invece è ridotta serve subito un intervento: «In anestesia locale, attraverso una piccola incisione sul polso, il chirurgo raggiunge il canale e lo allarga. L'operazione dura 15 minuti, si ritorna a muovere la mano subito e la guarigione avviene nel giro di un paio di settimane», illustra l'esperto.

Anche in questo caso, l'operazione è effettuata nei centri di chirurgia della mano ed è a carico del Servizio sanitario nazionale.


Se noti dei tremori

Ritrovarsi con le mani che tremano è normale quando si è nervosi, spaventati o dopo un intenso sforzo fisico.

«Soprattutto negli under 20 è considerato un sintomo innocuo, che i medici chiamano essenziale. Compare facilmente in chi ha un genitore che ne soffre e, a volte, si accompagna a leggere oscillazioni del capo e alla voce tremula», spiega il professor Giuseppe Plazzi, neurologo al Dipartimento di scienze biomediche e neuromotorie dell'Università di Bologna.

«Di solito il tremore scatta nel momento in cui le mani sono in tensione, come quando si allacciano le scarpe o si scrive, e si manifesta soprattutto in situazioni di stress emotivo», continua l'esperto.

Anche se non nasconde disturbi neurologici seri, il tremore essenziale può disturbare la vita di tutti i giorni: «In questo caso è meglio rivolgersi al medico, che può prescrivere dei farmaci come betabloccanti o barbiturici, in grado di ridurne l’intensità», specifica il neurologo.

Quando il problema compare più avanti negli anni, associato a tachicardia, irrequietezza, insonnia, facilità di sudorazione, alterazioni del ciclo o un calo di peso nonostante una dieta "normale", potrebbe essere la spia dell'ipertiroidismo.

«Nel dubbio, occorre sottoporsi a un esame del sangue chiamato Tsh reflex, per valutare la concentrazione dell’ormone, prodotto dall’ipofisi, che supervisiona il lavoro della tiroide. Quindi, se la ghiandola è parte in causa, esistono dei farmaci (a base di metimazolo, per esempio), in grado di regolarizzare la produzione degli ormoni tiroidei ed eliminare indirettamente anche il tremore», suggerisce Giuseppe Plazzi, che mette in guardia: «Meglio consultare lo specialista anche se si è over 55 e i polpastrelli di indice e pollice di una sola mano, quando questa è a riposo, strofinano l’uno sull’altro come per arrotolare una pallina, producendo un tremolio ritmico. Potrebbe essere il segno precoce del morbo di Parkinson, malattia neurologica legata alla degenerazione di una zona cerebrale collegata ai “nuclei della base”. Qui si trovano le cellule che producono dopamina, neurotrasmettitore implicato nel controllo del movimento involontario».

Una visita specialistica e una scintigrafia con Datscan (un tracciante inoculato endovena) possono confermare la diagnosi e, nel caso, le cure non mancano: a base di levodopa (medicinale che si converte in dopamina) o farmaci che potenziano l’azione di questo neurotrasmettitore.


Se sono gonfie

Svegliarsi con le dita gonfie e fare fatica a infilare gli anelli: può capitare a chi soffre di ritenzione idrica, situazione che si presenta soprattutto se si è mangiato troppo salato la sera prima o durante i giorni che precedono il ciclo.

«Al mattino, sorseggia un paio di bicchieri di acqua oligominerale, quindi bevine altri 4 nel corso della giornata: servono ad aumentare la diuresi e contrastare l’edema», suggerisce il dottor Paolo Pizzinelli, specialista in medicina interna a Milano. Poi, a tavola occhio al sale: non andare oltre i 5 g al giorno, come suggerito dall'Organizzazione mondiale della sanità.

Se invece ti ritrovi all'improvviso con una sola mano gonfia, attenzione: «Potrebbe trattarsi di una trombosi venosa, un coagulo che ostruisce il ritorno del sangue al cuore. Vai dal medico: prescriverà un ecocolordoppler delle vene del braccio, esame indolore che visualizza in diretta la circolazione, più un prelievo di sangue che misura un frammento proteico (il D-dimero). Se i sospetti sono confermati, suggerirà dei farmaci in grado di ”scioglierlo”», specifica l'internista.


Se sono fredde

È un problema soprattutto femminile e a spiegare perché ci ha pensato l'American Journal of Physical Anthropology: le donne hanno una massa muscolare inferiore rispetto agli uomini e quando le temperature si fanno rigide sono proprio i muscoli ad assicurare la giusta temperatura, contraendosi in modo impercettibile.

«A volte, però, le mani fredde possono segnalare la sindrome di Raynaud, malattia legata a un cattivo funzionamento del sistema nervoso autonomo che, complici il freddo e le tensioni emotive, manda momentaneamente in tilt il microcircolo delle mani», avverte il dottor Paolo Pizzinelli.

«Nel caso, oltre ai guanti, indossa un abbigliamento caldo e una sciarpa: i recettori che registrano le basse temperature sono disseminati ovunque sul corpo e anche una ventata gelida sul viso può attivarli, causando dolore alle mani. Quindi, rinforza il microcircolo facendo almeno 20 minuti al giorno di attività aerobica come walking e ciclismo: il movimento stimola la produzione di ossido nitrico, sostanza che agisce da vasodilatatore naturale», continua il dottor Pizzinelli.

Se però il disturbo è molto intenso, rivolgiti al medico: «Può prescrivere l’assunzione dell'as ditapirinetta, farmaco che agisce fluidificando il sangue ed evitando il black out del microcircolo», conclude lo specialista.



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Articolo pubblicato sul n. 14 di Starbene in edicola dal 20/03/2018

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