La Food and Drugs Administration, l’ente americano che controlla i farmaci, ha notificato 35 casi di convulsioni (forti contrazioni involontarie dei muscoli) legate all’utilizzo di sigarette elettroniche, puntando così i riflettori sui loro possibili effetti dannosi. Nonostante l’allerta, l’ente comunica di essere al lavoro per riuscire a capire se c’è una relazione diretta.
«Le convulsioni potrebbero anche essere effetti collaterali di un avvelenamento da nicotina, ma i fattori imputabili sono numerosi, compreso un errato uso dei device. Boccate troppo ravvicinate e profonde, per esempio, possono indurre una iperossigenazione, con relativi mancamenti e giramenti di testa, oppure facilitare un’eccessiva inalazione di nicotina, possibile anche con le normali sigarette, quando si esagera», spiega Fabio Beatrice, professore all’Università di Torino e direttore della Struttura complessa di otorinolaringoiatria e del Centro antifumo dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino.
«Da non sottovalutare anche l’interferenza di possibili mix: combinare l’e-cig con sigarette normali o alcolici, per esempio, può dare il via a effetti imprevedibili».
Cosa dicono gli ultimi studi
Mentre l’Fda sta conducendo ulteriori approfondimenti, ci sono numerosi altri studi che cercano di capire se le sigarette elettroniche possono essere dannose.
Il più recente, pubblicato su ERJ Open Research, il giornale della European Respiratory Society (Ers), ha messo a confronto gli effetti su alcuni campioni di cellule umane al fumo di sigaretta, al vapore dell’e-cig e all’aerosol delle più recenti “sigarette senza fumo”, le heat stick, che scaldano il tabacco senza bruciarlo, scoprendo che tutte, a medie e alte concentrazioni, inducono un’infiammazione polmonare.
Questo dato sarebbe confermato da un’ulteriore ricerca della University of North Carolina Chapel Hill: il “fumo elettronico” attiverebbe una risposta immunitaria che può portare a infiammazioni delle vie respiratorie, soprattutto dei polmoni, facilitando così bronchiti croniche, broncopneumopatie cronico-ostruttive e crisi d’asma.
Si sta indagando anche sui possibili effetti cancerogeni dei device e sulla possibilità che possano indurre alterazioni del Dna: uno studio dell’Università di New York, pubblicato sulla rivista Pnas, ha esposto direttamente al vapore dell’e–cig alcune cellule umane di polmone e vescica, scoprendo che andavano incontro più facilmente ad alterazioni tumorali.
Però è ancora presto per fare un bilancio definitivo, e anche il mondo scientifico è diviso: «Gli studi sono stati effettuati in laboratorio su colture, ma non esistono al momento studi in “vivo” sull’uomo che abbiano confermato questi effetti», sottolinea l’esperto.
Sono meno pericolose delle classiche
«Quel che è stato invece ampiamente studiato è la quantità di cancerogeni presenti nel vapore di sigaretta elettronica rispetto a quella prodotta dalla sigaretta tradizionale. Le evidenze scientifiche hanno dimostrato che l’e-cig produce il 95% di sostanze nocive in meno», spiega il professor Beatrice.
«Infatti, viene consigliata ai fumatori incalliti che non riescono a smettere con altri metodi, perché riduce i danni legati al fumo tradizionale, tanto che chi passa all’elettronica per un anno, anche se con liquidi che contengono nicotina, ma non tocca più una vera sigaretta, viene considerato un ex fumatore», sottolinea Roberto Boffi, responsabile della struttura di pneumologia e del centro antifumo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano.
I dubbi sulle nuove heat stick
Discorso diverso per chi passa alle heat stick.
«Usandole si inala tabacco ma, al momento, non ci sono ricerche che dimostrino che questi dispositivi riducano i danni da fumo. Due studi dell’Istituto nazionale dei tumori hanno invece scoperto che, nelle emissioni delle “sigarette che non bruciano”, ci sono sostanze come lo stagno, metallo irritante per le mucose degli occhi e della bocca, ma soprattutto quantità significative di black carbon, costituito da nanopolveri che possono veicolare all’interno dell’organismo sostanze tossiche, e di formaldeide, un noto cancerogeno», spiega il dottor Boffi.
«Insomma, non sono un’alternativa sicura alle sigarette e non è certo che riducano i rischi oncologici. Peraltro, come sottolinea anche il Codice europeo contro il cancro, la prima regola per diminuire il rischio di ammalarsi di tumore è non fumare e non utilizzare alcuna forma di tabacco: quello riscaldato non fa eccezione», conclude il dottor Boffi.
Le nuove pod mod
Si chiamano Pod Mod e hanno l’aspetto di una chiavetta Usb: sono le ultime e-cig che piacciono agli adolescenti americani e che hanno fatto raddoppiare l’uso dei device elettronici tra i teenager d’oltreoceano.
«Disponibili anche in Italia, contengono sali di nicotina che vengono assorbiti maggiormente, aumentando la dipendenza dal fumo. I loro liquidi sono inoltre aromatizzati per risultare più gradevoli per i giovanissimi e hanno un prezzo accessibile», spiega il dottor Roberto Boffi, del Centro antifumo dell’istituto dei tumori.
Insomma, un’insidia per “agganciarli” allo svap e da lì al reclutamento alle vere sigarette, su cui ha puntato i riflettori anche uno studio del New England Journal of Medicine.
Le contromisure per evitare che diventino una trappola anche per i ragazzi del nostro Paese, dove oggi un tredicenne su 5 fuma sigarette elettroniche? «Aumentarne il prezzo, riservarne l’uso a chi ha già una dipendenza e proibirne la pubblicità, anche sui social, evitando che diventino oggetti di moda, considerati erroneamente innocui», dice Boffi.
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Articolo pubblicato nel n° 22 di Starbene in edicola dal 14 maggio 2019