Cosa penseresti di un soldato che spara ai suoi commilitoni o di un calciatore che segna volontariamente nella sua stessa porta? “È impazzito”, diresti. Accade la stessa cosa all’organismo quando viene colpito da una malattia autoimmune: il sistema di difesa dell’organismo scambia per nemici da aggredire e distruggere alcuni elementi che in realtà fanno parte del corpo. Questo sorta di “cortocircuito” colpisce circa il 5% della popolazione dei Paesi occidentali, in netta prevalenza donne.
Le cause? Bisogna avere una predisposizione genetica, ma ci sono anche alcuni fattori che aumentano il rischio di soffrirne: per esempio i mutamenti ormonali, certi virus (come quello dell’herpes o della mononucleosi infettiva), alcuni atteri, il fumo di sigaretta.
Incidono anche un forte stress psicologico (un lutto, un divorzio, la perdita del lavoro) oppure condizioni di grave affaticamento fisico, così come l’esposizione molto intensa e prolungata al sole o ai raggi Uva delle lampade abbronzanti. Le malattie autoimmuni sono tante e, a oggi, non esiste una cura, ma solo la possibilità di tenerle sotto controllo.
Le più diffuse sono l’artrite reumatoide, il lupus erimatoso sistemico e la tiroidite di Hashimoto. Per capire meglio come riconoscerele e affrontarle abbiamo chiesto aiuto a tre esperti: Mauro Galeazzi, docente di reumatologia all’Università di Siena, Vincenzo Bruzzese, past president della Società italiana di gastroreumatologia e Andrea Giustina, ordinario di endocrinologia all’Università Vita Salute, San Raffaele di Milano.
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Articolo pubblicato sul n. 44 di Starbene in edicola dal 24/10/2017