La medicina di genere è in grande divenire anche in uno dei settori più cruciali per il benessere femminile, la gastroenterologia. Basti pensare ai milioni di persone affette da gastriti (il 50% della popolazione) o dalla sindrome del colon irritabile (10-20%), una malattia che “preferisce” le donne.
Abbiamo quindi fatto alcune cruciali domande a Silvio Danese, uno dei fiori all’occhiello della medicina italiana, direttore della Gastroenterologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele (Gruppo San Donato) e ordinario di Gastroenterologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Professore, ci sono differenze fra l’apparato digestivo maschile e quello femminile?
Sì, in particolare nella composizione del microbiota intestinale, che è composto da batteri, virus e funghi con dei ruoli chiave nella regolazione del metabolismo, nella produzione di alcune vitamine e nella difesa contro le infezioni. Alcuni studi interessanti, anche se ancora preliminari, dimostrano che le giovani donne hanno una maggiore biodiversità, e ciò è verosimilmente dovuto agli ormoni sessuali. Inoltre, il microbiota intestinale è un modulatore nella differenza di genere per quanto riguarda il metabolismo lipidico (cioè dei grassi) attraverso gli acidi biliari e, in particolare, nella regolazione dei livelli circolanti di colesterolo. In pratica il microbiota è in grado di gestire il colesterolo buono e cattivo nel sangue in maniera diversa tra uomini e donne (più favorevole in quest’ultime, soprattutto prima della menopausa).
Le cure nel campo della gastroenterologia sono differenti per uomini e donne?
Al momento non ci sono terapie diversificate in base al sesso del paziente, però il futuro andrà sempre più verso la medicina personalizzata e, quasi sicuramente, anche il sesso sarà un parametro da prendere in considerazione nella scelta della terapia. A oggi, quindi, nel trattamento delle malattie dell’apparato digerente si utilizzano gli stessi farmaci per uomini e donne. È però possibile che vi sia indicazione a utilizzare dosaggi differenti in relazione alle patologie concomitanti o all’età del paziente, alla familiarità per specifiche malattie o al peso.
È vero che molte donne mal sopportano la colonscopia? Ci sono alternative per loro?
Uno dei motivi per cui alcune donne sopportano peggio la colonscopia è dovuto al fatto che hanno una aumentata percezione del dolore intestinale. Per fortuna, oggi esiste la sedazione che può essere praticata su richiesta e che rende tollerabile alla maggioranza delle donne questo esame diagnostico così importante. La colonscopia virtuale, meno invasiva di quella tradizionale (è infatti una simulazione al computer di una colonscopia tradizionale che consiste in una Tac dell'addome), è indicata nei casi in cui quella tradizionale sia incompleta per cause anatomiche o nel paziente anziano o fragile che non può sottoporsi all'esame endoscopico standard. Quest'ultimo rimane la scelta privilegiata per fare screening e prevenzione, ha un’accuratezza diagnostica maggiore e permette di rimuovere eventuali polipi.
Il colon irritabile colpisce di più le donne? Perché?
Vero. Alcune patologie e disturbi dell’apparato digerente (come la stipsi) sembrano essere più frequenti nelle donne, prima fra tutte la sindrome del colon irritabile (per ogni uomo affetto da colon irritabile ci sono almeno tre donne che ne soffrono), caratterizzata da una alterazione della motilità intestinale e della sensibilità viscerale. Tale condizione si manifesta con stipsi, diarrea o con l’alternanza dei due sintomi, e coinvolge circa 2 persone su 10 in Italia; i pazienti lamentano spesso gonfiore addominale e mal di pancia. Non sono ancora chiari i motivi per cui le donne abbiano una maggiore tendenza a sviluppare il colon irritabile, però è noto che la stitichezza è molto più frequente nelle donne, così come alcuni sintomi correlati al colon irritabile quali il senso di stanchezza generale, la depressione e l’ansia. Alcuni studi hanno identificato un gene che predispone maggiormente a questo disturbo (nel cromosoma 9), ma sono spesso gli ormoni, come gli estrogeni, ad essere coinvolti nel rendere questa patologia tipica delle donne. Mai come nel colon irritabile la terapia deve essere quindi personalizzata. Spesso nelle donne il problema si correla a una alterazione della flora batterica intestinale, dovuta a un’alimentazione non corretta o all’abuso dei lassativi fai-da-te, nel caso in cui il sintomo maggiore sia la stitichezza. Per quanto riguarda invece altre patologie molto diffuse come la diverticolosi, la malattia di Crohn o la colite ulcerosa non sembrano esserci differenze sostanziali tra i due sessi.
Le donne preferiscono convivere con certi problemi piuttosto che prendere farmaci?
Al contrario. Le donne tendono a cercare più frequentemente aiuto o attenzione medica perché la sensazione di dolore viscerale (soprattutto se soffrono di colon irritabile, per esempio) è più severa, frequente e duratura che negli uomini. Però ancora troppo spesso saltano gli screening (leggi sotto).
Il tumore del colon: caratteristiche al femminile
Per quanto riguarda le linee guida per lo screening del tumore del colon non ci sono differenze tra maschi e femmine, però spesso le donne partecipano meno agli screening e ciò può essere il motivo per cui la mortalità al femminile in questo campo è maggiore: infatti le diagnosi “rosa” riguardano non raramente tumori più avanzati rispetto alla controparte maschile. Inoltre, le donne hanno un più alto rischio di sviluppare un tumore nel colon destro rispetto agli uomini, che di solito si presenta con una forma più aggressiva di quella che interessa il colon sinistro (più maschile), anche se questi dati richiedono ulteriori conferme. Quindi le donne si curano di più con i farmaci ma fanno meno screening degli uomini, e vanno più sensibilizzate su questo dal medico.
Articolo pubblicato sul n. 11 di Starbene in edicola e sulla app dal 12 ottobre 2021