Lo sport migliora le capacità matematiche

Secondo uno studio condotto presso l’Università dell’Illinois, i bambini fisicamente più attivi dispongono di migliori capacità matematiche



Un nuovo studio rivela come i bambini di nove e dieci anni fisicamente attivi, tendano ad avere uno strato di materia grigia significativamente più sottile rispetto ai loro coetanei sedentari, un fattore associato ad una migliore capacità matematica.

Questo il risultato di uno studio (peraltro il primo a dimostrare come l’attività fisica favorisca lo sviluppo delle strutture cerebrali coinvolte nel ragionamento matematico) condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Illinois in collaborazione con il Beckman Institute for Science and Technology.


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Nello specifico, la ricerca suggerisce (anche se non dimostra incontestabilmente) come la pratica regolare di un’attività aerobica contribuisca all’assottigliamento della materia grigia negli infanti, un processo che avviene normalmente durante la crescita e che permette da una parte di attivare i circuiti neuronali utili durante l’età adulta, e dall’altra di eliminare il materiale neuronale che, in età evolutiva, rimarrebbe invece inutilizzato.

«La perdita di materia grigia durante lo sviluppo del bambino fa parte del normale processo di crescita – spiega la dottoressa Laura Chaddock-Heyman dall’Università dell’Illinois – L’assottigliamento della materia grigia infatti permette di “potare” le reti neuronali inutili e rafforzare invece quelle utili».

Ma se già precedenti studi avevano dimostrato come l’assottigliamento della materia grigia fosse associato con una miglior capacità di ragionamento e di pensiero, «il nostro studio evidenzia, per la prima volta, come l’attività aerobica influenzi in qualche modo questo assottigliamento corticale – aggiunge la dottoressa Chaddock-Heyman – coinvolgendo in particolare quelle aree cerebrali notoriamente connesse con lo sviluppo, ovvero i lobi frontale, temporale e occipitale».

Entrando nel merito, la ricerca ha coinvolto un gruppo di 48 bambini, di cui una metà era fisicamente attiva e l’altra invece sedentaria: grazie alla tecnica di neuroimaging, i ricercatori hanno quindi potuto “fotografare” il cervello dei bambini attraverso una semplice risonanza magnetica, immagini che sono state quindi comparate ai risultati ottenuti dai piccoli partecipanti in alcuni test standardizzati di lettura, ortografia e matematica.

Analizzando le diverse prove, i ricercatori hanno infine rilevato non solo delle differenze significative nelle competenze matematiche e nella struttura della corteccia cerebrale dei due gruppi di bambini, ma anche come, negli infanti più fisicamente attivi, la materia grigia più sottile corrispondesse ad una miglior performance matematica.

«Questi risultati arrivano in un momento importante – commenta il professor Charles Hillman, co-autore della ricerca – in cui le opportunità di praticare un’attività fisica nelle ore scolastiche vengono ridotte o eliminate per aumentare la durata ed il numero delle ore di lezione».

«Il passo successivo a questa ricerca sarà stabilire una relazione causale tra lo sviluppo cerebrale, la forma fisica, le capacità cognitive e il rendimento scolastico – conclude la dottoressa Chaddock-Heyman – e presto potremmo già disporre dei primi risultati».

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