Stai lavorando, magari ancora in smartworking, e sei stanca. Ma pregusti la tua corsetta con le amiche. Un pensiero, una miccia, un’immagine piacevole. E già il tuo corpo inizia a produrre adrenalina ed endorfine, le due sostanze che poi ti serviranno per correre e ritrovare nello scatto il benessere perduto. Funziona così la nostra mente. Pensieri e sensazioni sono la stessa cosa, un flash mentale si traduce subito in uno stimolo fisico, e non solo quando siamo innamorati.
Un mosaico complesso, quello dei rapporti tra corpo e mente, indagato dalla dottoressa Silvia Pasqualini. Psicologa e psicoterapeuta specializzata in Analisi Bioenergetica, formatrice per aziende e coach motivazionale, alla professione tradizionale, affianca la divulgazione attraverso i canali social: ilCorpoelaMente è presente su Instagram, Facebook e Youtube. Nel suo libro, intitolato Non è niente! Riconosci i messaggi del corpo e rimetti in equilibrio la tua energia (Bur Rizzoli, 15 €), ci conduce per mano verso i misteri della psicosomatica. Le abbiamo rivolto qualche domanda, per venire a capo dei disturbi che ci guastano la vita.
In che modo mente e corpo dialogano tra loro?
Innanzitutto attraverso gli ormoni e i neurotrasmettitori, che sono dei veri e propri “messaggeri”: lanciano segnali che, come parole, vengono letti e tradotti in azioni, emozioni, sensazioni. E lo scambio di messaggi è reciproco: dalla mente al corpo e viceversa, in un incessante via vai di informazioni. Un altro mezzo di comunicazione è l’elettricità. Il nostro cervello è un “gomitolo” di cavi elettrici, cioè di fibre nervose chiamate neuroni connesse da milioni di sinapsi. Queste fibre hanno il compito di far passare la corrente in quel grande impianto elettrico che è il nostro corpo. Non a caso l’elettroencefalogramma registra l’attività cerebrale, mentre l’elettrocardiogramma quella cardiaca. Ogni battito del cuore deriva da un impulso elettrico, che risente tantissimo della sfera emotiva: basta essere un po’ agitati o emozionati che il cuore comincia a battere più forte.
Nel suo libro sottolinea l’importanza del nervo vago. Che ruolo ha?
Un ruolo importantissimo. Il nervo vago è un “cavo elettrico” prezioso, che connette un po’ tutto. Parte dal cranio (precisamente dal tronco encefalico e dal midollo allungato) e si estende verso il basso arrivando a innervare tutti i visceri. Nell’addome, ad esempio, i due tronchi del nervo vago decorrono sulla faccia anteriore e posteriore dello stomaco, formando i due plessi gastrici.
Ha un ruolo chiave nella digestione perché controlla le contrazioni della muscolatura liscia, e quindi delle pareti muscolari di esofago, stomaco e intestino. Se siamo nervosi, arrabbiati, stressati e insoddisfatti digeriamo male, oppure soffriamo di acidità gastrica, colon irritabile, nausea, gonfiore o meteorismo. Perché tutto parte dalla testa e il nervo vago, questo “ponte” di fibre nervose che collega il cervello agli organi interni, trasferisce ai visceri la minima perturbazione elettrica.
Le emozioni producono energia?
Le emozioni sono il più grande detonatore di energia, ciò che differenzia l’uomo dagli altri mammiferi. E l’energia vitale di ogni organismo non è qualcosa di astratto. Inutile scomodare le scienze esoteriche o le filosofie orientali per sperimentare in ogni istante che noi siamo energia. È qualcosa di fisico ed estremamente concreto, visto che si misura in ormoni, pressione, neurotrasmettitori ed elettricità allo stato puro, rilevabile da tutti gli strumenti diagnostici.
A chi non è mai capitato di essere molto nervoso o arrabbiato, appoggiare la mano su una maniglia e avvertire una fastidiosa scossa? La rabbia repressa modifica le cariche elettriche del nostro corpo, ci carica di ioni positivi che “fanno scintille” appena troviamo una differenza di potenziale. È grazie alla complessa rete di neuroni e sangue, elettricità e ormoni, pensieri ed emozioni che scorre il fiume in piena dell’energia. Se siamo stressati oppure addolorati, abbiamo subìto un lutto, una separazione o una malattia, in costante preoccupazione per il posto di lavoro a rischio o per la salute dei nostri cari, questo flusso di energia che pervade il nostro corpo non scorre più liberamente e si blocca. Così cominciano ad apparire i disturbi.
Quali sono gli organi che si ammalano di più?
Somatizzare significa tradurre in un sintomo fisico un nodo mentale ed emozionale, ovvero un blocco di energia. Stare male è la conseguenza naturale di un disagio psicologico o uno stress protratto a lungo, che ha attivato in maniera cronica il nostro sistema nervoso simpatico (quello che si “accende” in stato di allerta, mentre il parasimpatico presiede al rilassamento). È come se vivessimo con la spia dell’allarme che non si spegne mai. Le vie della somatizzazione sono tantissime e lo stress può prendere di mira qualsiasi organo.
Unico comune denominatore: la cosiddetta armatura muscolare. Chi è stressato, deluso, arrabbiato o amareggiato dalla vita trascrive il trauma nel proprio apparato muscolare, composto da muscoli e tessuto connettivo. Questi si contraggono e si irrigidiscono, creando un’invisibile corazza, un’armatura mirata a proteggere la persona dagli altri, dalle situazioni intollerabili ma anche dai propri sentimenti di frustrazione che, se uscissero dalla gabbia, provocherebbero un boato enorme. Ognuno tende a trattenere la propria rabbia, per educazione e al fine di mantenere rapporti di lavoro civili. Poi però si ritrova a fare i conti con mal di schiena, attacchi di emicrania, disturbi del sonno o pressione alta. L’ira inespressa, infatti, se non esplode implode, rivolgendosi contro se stessi.
Che cosa dovrebbe fare una persona per stare meglio?
Innanzitutto dovrebbe avere cura di sé, acquisire consapevolezza di questi meccanismi e delle dinamiche interiori che portano a soffrire sempre degli stessi disturbi. Purtroppo, però, accade proprio il contrario. Chi è stressato dichiara di non avere tempo per andare in palestra o cucinare in modo salutare. Macina ore di lavoro senza mai prendersi una pausa e, con la scusa che è oberato da impegni, mangia al volo fette di prosciutto, piatti pronti o pezzi di formaggio “scaricati” dal frigo. Nel mio libro indico cinque pilastri fondamentali per ritrovare il benessere. Cinque regole che devono scandire la giornata.
La prima è mangiare bene: il cibo di qualità produce energia/ benzina di qualità per la nostra “macchina”, il fast-food carburante scadente. La seconda regola è dormire almeno otto ore: abbiamo buona energia se riposiamo bene. Terzo punto: il movimento fisico. Siamo macchine fatte per muoverci, il nostro sistema muscolare e articolare ha bisogno di restare in uso. Altrimenti si arrugginisce e cominciano gli acciacchi. Quarto principio: respirare bene. Aria pulita, a pieni polmoni, durante le camminate al mare o nel verde di un parco. La cattiva respirazione ci fa andare in affanno, la testa è annebbiata, gli occhi pesanti e la mente è poco lucida. Infine la quinta regola: il piacere. Vogliamo stare bene? Troviamo il tempo per dedicarci ogni giorno a un’attività piacevole. Ognuno ha la sua, si accettano suggerimenti. L’importante è ritagliarsi una comfort-zone, perché è il piacere che alimenta la nostra energia vitale.
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