Anticorpi sierici anti-HCV
Anticorpi ricercati con metodiche immunoenzimatiche. Poiché queste sono a rischio di risultati falsi positivi, si possono impiegare test RIBA (immunoblot). Per la diagnostica dell’infezione da virus dell’epatite C, il dosaggio di anticorpi viene determinato con tecniche che utilizzano antigeni ricombinanti (C22, C33, C100-3), molto più sofisticate di quelle usate in passato, che determinavano solo l’anticorpo […]
Anticorpi ricercati con metodiche immunoenzimatiche. Poiché queste sono a rischio di risultati falsi positivi, si possono impiegare test RIBA (immunoblot). Per la diagnostica dell’infezione da virus dell’epatite C, il dosaggio di anticorpi viene determinato con tecniche che utilizzano antigeni ricombinanti (C22, C33, C100-3), molto più sofisticate di quelle usate in passato, che determinavano solo l’anticorpo verso l’antigene C100-3. Indipendentemente dal tipo di antigene impiegato, la positività per gli anticorpi HCV è indicativa di esposizione al virus dell’epatite C. Il primo anticorpo che compare nel siero è l’anti-C22, cui fa seguito l’anti-C33; l’anti-C100-3 compare tra 8 settimane e 6 mesi dopo l’infezione e, come l’anti-C33, tende a scomparire dopo la guarigione. L’anti-C22 resta positivo per anni; l’anti-C100 rimane positivo ad alto titolo nella malattia cronica. Gli anticorpi della classe IgM sono correlati all’azione epatolesiva del virus.