Risponde il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli studi di Milano
Lo scandalo Lactalis (35 casi di salmonellosi in Francia, più altri in Spagna e in Grecia, dovuti al latte in polvere dell’industria d’Oltralpe) ha scatenato la paura. Ma questa infezione non deve preoccupare.
Il sintomo classico è la diarrea, accompagnata a volte da vomito, crampi o leggero innalzamento della temperatura corporea: si manifesta a distanza di 2-3 giorni dal contagio e, nella maggior parte dei casi, si risolve da sé nel giro di 1 settimana al massimo. Solo raramente la salmonellosi provoca disturbi talmente seri da richiedere il ricovero in ospedale: può accadere ai bambini piccoli, agli anziani e alle persone con le difese immunitarie basse, che sono più vulnerabili, ma quasi mai agli adulti in buone condizioni di salute.
I sintomi di cui sto parlando sono quelli scatenati dalle salmonelle non tifoidee, che possono essere trasmesse all’uomo attraverso l’acqua contaminata, i cibi o i piccoli animali domestici (quelle tifoidee, invece, provocano febbre molto alta e l’infezione può colpire le ossa e le meningi).
Spesso la salmonellosi viene messa in relazione con le uova crude. Basta però maneggiarle con cura, evitando che il guscio (dove possono trovarsi i batteri) entri in contatto con il tuorlo o l’albume, per azzerare i rischi. Per non avere problemi è consigliato cuocere bene tutti gli alimenti “pericolosi”: non solo le uova, quindi, ma anche la carne, la verdura, il latte (compreso quello in polvere). E fare attenzione all’igiene della cucina.
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Articolo pubblicato sul n. 7 di Starbene in edicola dal 30/01/2018