Cominciamo con il dire che chi patisce di più la routine matrimoniale non è il maschio, che la fedeltà femminile è una chimera e che, se per raggiungere l’orgasmo abbiamo bisogno di una ventina di minuti, una conseguenza evoluzionistica c’è. Il resto (tutto con prove scientifiche) lo trovi nel saggio-reportage appena pubblicato da DeA Planeta: Vita segreta di noi stesse. Sottotitolo: perché (quasi) tutto quello che credi di sapere sulle donne e il sesso è sbagliato. L’autrice Wednesday Martin, un’antropologa con PhD a Yale, spazza via in un colpo tanti luoghi comuni che avvolgono la sessualità delle donne. Iniziando dalla supposta dipendenza femminile al maschio. Che, come dice l’antropologa, che qui intervistiamo, inizò nella notte dei tempi, quando gli uomini iniziarono a usare l’aratro.
La sottomissine femminile è iniziata con l’era dell’aratro, è proprio così?
«Prima della scoperta dell’aratro, la società era nomade e i ruoli maschio-femmina paritari: l’uomo, infatti, procurava proteine con la caccia, la donna garantiva le vitamine con la raccolta di erbe e germogli. Con l’arrivo dell’aratro, le comunità diventano stanziali ma i rapporti fra i sessi cambiano: poiché solo l’uomo è in grado di manovrare l’attrezzo, ecco che fa sua l’agricolatura e, quindi, alla donna non resta che la cura della casa e della prole, un ruolo secondario. Ovunque fosse presente questo attrezzo, le donne hanno visto il loro destino virare verso la dipendenza e la degradazione».
Questo cambiamento che cosa ha prodotto nella sessualità femminile?
«Siamo naturalmente portate al libertinaggio, alla ricerca di chi ci appaghi. Per dimostrarlo, basta riflettere sull’orgasmo femminile, molto più lento e potente di quello maschile. Non a caso, in tempi antichi le donne si accoppiavano con più maschi per raggiugere il culmine sessuale. Per ragioni di sopravvivenza abbiamo dovuto “negare” questa tendenza sessuale. Anche studiosi come Darwin non l’hanno capito: per il naturalista inglese l’elusività era parte integrante dell’identità sessuale delle donne tanto quanto l’ardore lo era degli inseguitori maschi. Il suo studio però pecca di maschilismo: ci sono prove e riprove che le femmine animali non sono così remissive, così come non lo sono le femmine umane, nonostante la narrazione (maschile) ci veda nel ruolo più tranquillizzante di colei che sfugge».
Ma come, ci hanno sempre detto che l’uomo è cacciatore, la donna invece…
«Lo è anche lei, eccome. C’è uno studio che analizza il desiderio reciproco all’interno di una coppia. Si è visto come nei primi 10 anni il desiderio del maschio sia sempre in leggera discesa, mentre quello della donna tracolla di colpo nel giro di due anni. Insomma, ci stufiamo presto e il tradimento è dietro la porta. Altri studi confermano questo trend: in America secondo alcune statistiche, il numero di donne che dichiara infedeltà al partner oscilla tra il 13 e il 50% ma per gli esperti le cifre potrebbero essere più alte, se venisse rivelata la verità».
Grazie a cellulare e app di dating il tradimento però oggi è molto più semplice e immediato, quindi...
«La vera rivoluzione è lo smartphone, uno spazio reso privatissimo grazie a password o impronta digitale, che permette una gestione della propria vita sessuale al netto di ficcanaso. A proposito di app di dating e donne libertine, paradigmatico il caso di Pure, un sito che intercetta nella propria zona persone disponibili a un incontro erotico mordi-e-fuggi. Con sessioni di chat che durano solo un’ora: ci si vede, si combina e… ci si dissolve».
Un Tinder più esplicito. La novità?
«Pure è nato per un soddisfare esigenze che sembrano tipicamente maschili mentre poi, e qui è la sorpresa, ha avuto un grande successo tra le donne, che hanno superato gli uomini per numero di iscrizioni. Se dicessimo a una donna “Immagina che uno ci provi con te, ed è sicuro che non ti ammazzerà e che non farà il bastardo; è garantito che a letto ci sa fare; non resterai incinta né prenderai malattie; non lo verranno mai a sapere né i tuoi, né i vicini, né tuo marito; zero pettegolezzi; secondo quel che vorrai ti chiederà di rivederti oppure no” come pensiamo reagirebbe? E questo è il contesto che dovremmo ricreare se vogliamo farci un’idea precisa su come si comporta la libido femminile in circostanze ottimali».
Ma passiamo ai fatti: come gestire il tradimento all’interno di una coppia, fare outing o negare sempre?
«Come antropologa rispondo: secondo la propria cultura. In Europa e Sud America si segue il “modello segmentato”, si accetta cioè che il matrimonio soddisfi alcuni bisogni ma non altri. In questi Paesi vige il codice “faccio ma non dico”, dove le scappatelle restano un fatto privatissimo. In America è diverso, vince il principio della trasparenza e dell’onestà: e quindi parlarne apertamente con il partner è la soluzione che la maggior parte dei terapeuti di coppia suggerisce».
Però, confessare un tradimento non toglie fascino al “peccare”?
«Ma certo, non dimentichiamo che l’infedeltà è così stuzzicante perché fa vivere non solo momenti sessualmente appaganti ma anche il thriller di non farsi scoprire».
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Articolo pubblicato sul n. 30 di Starbene in edicola dal 8 luglio 2019