di Oscar Puntel
Se ne vende una ogni due minuti: la pillola “dei 5 giorni dopo”, contraccettivo di emergenza, ha registrato nel 2016 un’impennata di vendite, rispetto al 2015, segno che troppo spesso si corre ai ripari dopo un rapporto non protetto. Alla luce di questo boom di acquisti, il Ministero della salute ha registrato anche un calo delle interruzioni volontarie di gravidanza (Igv): l'anno scorso si è scesi, per la prima volta nella storia, sotto le 90mila. Ne sono state praticate 87.639, il 9,3% meno del 2014, anno nel quale si era registrato un calo del 6% rispetto al precedente. Oggi le Igv sono più che dimezzate rispetto alle 230.000 del 1983.
I dati, forniti dal FederPharm e Hra Farma (la casa produttrice della “pillola”), ci dicono che da gennaio a ottobre 2016 sono state vendute 200.507 pillole dei 5 giorni dopo. Sono 660 al giorno (nello stesso periodo del 2014, erano 13.401). Nel giro di due anni, insomma, la vendita della pillola è aumentata di 15 volte.
L’improvvisa crescita negli acquisti, da un anno all’altro, si spiega con il fatto che la vendita di ElleOne (questo il nome commerciale della pillola) è stata liberalizzata proprio nel maggio del 2015: il Ministero della salute, allora, eliminò l'obbligo di presentare la ricetta e il test medico sullo stato di non gravidanza per poter acquistare il farmaco. Questi vincoli restano tuttora per chi ha meno di 18 anni.
Il percorso di liberalizzazione era stato chiesto all’Italia dalla Commissione Europea per rendere l’acquisto più snello e meno “imbarazzante”: molte donne si rivolgevano al pronto soccorso per avere questa pillola piuttosto che seguire l’iter tradizionale, cioè quello della prescrizione attraverso la classica ricetta del medico curante.
CHE COS'HA DI DIVERSO DALLE ALTRE PILLOLE
La funzione della pillola dei 5 giorni dopo (una costa 26,90 euro) è mettere al riparo da una possibile gravidanza dopo un rapporto non protetto, oppure dopo che il metodo contraccettivo ha fallito. Va ad agire sull’ovulazione: la ritarda o la inibisce. Non è una pillola abortiva, quindi, e va assunta entro 120 ore dal rapporto a rischio. Il suo principio attivo è l’ulipristal acetato.
Non va confusa con la Ru486, che è una pillola abortiva: autorizzata in Italia nel 2009, dà alle donne un’opzione non chirurgica per l’interruzione della gravidanza entro la settima settimana, nel rispetto della legge 194.
La pillola dei 5 giorni dopo non va confusa nemmeno con la pillola “del giorno dopo”, da prendere al massimo entro 72 ore dal rapporto a rischio (ma preferibilmente entro le prime 12). Il principio attivo della pillola del giorno dopo è il levonorgestrel, presente nelle farmacie con diversi nomi commerciali. A partire dal 4 marzo 2016, sempre per le maggiorenni, anche la vendita di questo prodotto è libera.
MANCA LA CULTURA DELLA PREVENZIONE
Il punto però è un altro: in Italia manca totalmente un cultura della prevenzione e una chiara informazione, già nelle scuole. «Non si dovrebbe arrivare alla contraccezione di emergenza» ci spiega Stefania Piloni, specialista in ostetricia e ginecologia, co-autrice di “Sessualità e amore” (Giunti). «Da noi - continua la dottoressa - manca un piano sulla contraccezione. E questo si vede nei nostri ragazzi: sono allo sbando. Per esempio, non sanno usare il profilattico o lo usano in modo sbagliato, alcuni addirittura ritengono che la pillola "del giorno dopo" prevenga le malattie sessualmente trasmissibili. L’educazione sessuale è praticamente assente nelle scuole, perché rappresenta un costo: chiamare un esperto vuol dire preparare un progetto e finanziarlo. Inoltre ci troviamo di fronte alla crisi dei consultori pubblici: nei piccoli ospedali sono stati chiusi, perché, cadiamo sempre lì, mancano fondi. I dati e questo “boom” vogliono dire che abbiamo fallito qualcosa prima, proprio perché l’uso di queste pillole che agiscono sull’ovulazione dovrebbe essere "eccezionale", una soluzione di ripiego, per "incidenti" durante il rapporto sessuale. Invece sono diventate l’ordinario».
28 marzo 2017
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