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Dolore intimo: cos’è la vulvodinia

L’11 novembre si celebra il Vulvodinia Day, per sensibilizzare il pubblico su un disturbo genitale tutt’altro che raro. Scopri di cosa si tratta

credits: istock



di Valeria Ghitti

Circa 4 milioni di donne italiane soffre di vulvodinia, una sindrome dolorosa cronica che coinvolge i genitali esterni: avere un rapporto sessuale per loro è impossibile, ma anche un gesto semplice come stare sedute, indossare un paio di pantaloni o di slip può risultare insopportabile. Eppure, di questa malattia si parla ancora troppo poco, tanto che ci vogliono anche 5 anni per arrivare a una diagnosi corretta.

L’Associazione VulvodiniaPuntoInfo Onlus ha quindi istituito, per l’11 novembre, la Giornata internazionale della vulvodinia, proprio per sensibilizzare pubblico ed esperti affinché le donne non si sentano a disagio a parlarne col proprio medico e quest’ultimo le sappia ascoltare.

Il dolore, infatti, non è nella testa, come molte pazienti si sentono ancora ripetere. «Certo, la vulvodinia porta con sé anche ansia e depressione che amplificano i sintomi, ma il dolore è reale e di tipo neuropatico, dovuto cioè a un’alterazione delle fibre nervose sia a livello dell’area genitale e pelvica, che del sistema nervoso centrale», spiega Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia medica San Raffaele (MI).

«Alla base c’è una ripetuta e/o non trattata infiammazione della mucosa vulvare, che a sua volta può dipendere da molte cause (ricorrenti infezioni da Candida, igiene intima sbagliata, micro-traumi) che determina un’iperattivazione dei mastociti.

Così, queste cellule del sistema immunitario liberano in dose eccessiva sostanze che normalmente aiutano a contrastare l’infiammazione, finendo però per far proliferare le terminazioni nervose dolorose anche a livello della mucosa superficiale». Tutto ciò sviluppa una particolare “ipersensibilità” a certi stimoli, di solito innocui.

Il sintomo principale è un forte bruciore, altre volte si avvertono punture di spillo, fitte o scosse. «Episodico o continuo, il dolore può comparire senza essere provocato o, per esempio, dopo il contatto con un capo di abbigliamento», continua l’esperta.

Segni e lesioni sono spesso assenti o difficili da individuare, ma per la diagnosi basta lo Swab test, cioè una lieve pressione con un bastoncino di cotone su punti specifici della vulva (se la immagini come un orologio, a ore 5 e a ore 7): se il dolore si scatena, la vulvodinia è confermata.

Mediamente si guarisce in 9 mesi. «La cura deve eliminare i fattori infiammatori, correggendo le abitudini di vita sbagliate (come una dieta troppo ricca di zuccheri semplici o lieviti, che favorisce la Candida)», dice Graziottin.

 Contro il dolore si prescrivono antidepressivi e anticonvulsivanti (normalmente indicati per il dolore neuropatico), ma anche integratori a base di acido alfalipoico e palmitoiletanolamide ultramicronizzata, mentre per rilassare la muscolatura occorre una riabilitazione specifica (fatta dal medico) o l’uso locale della tossina botulinica.


UNA PETIZIONE PER SCONFIGGERLO

A lanciarla è l’Associazione VulvodiniaPuntoInfo Onlus (vulvodiniapuntoinfo.com), con l’obiettivo, tra gli altri, di istituire centri multidisciplinari d’eccellenza nell’ambito del Sistema sanitario nazionale e incentivare la ricerca (la trovi su: unafirmaperlavulvodinia.it).

Lavorano in questo senso, offrendo informazioni e sostegno alle donne colpite, anche l’Associazione italiana vulvodinia (vulvodinia.org) e l’associazione VIVA, Vincere Insieme la VulvodiniA (associazioneviva.org).


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Articolo pubblicato sul n. 47 di Starbene in edicola dall'8/11/2016

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