di Cinzia Testa
I dolori sono simili alla puntura di tanti spilli. Oppure a coltellate o, ancora, brucianti come fuoco. E si accompagnano al crollo del desiderio sessuale. È la condizione delle donne che soffrono di dolore pelvico cronico, un disturbo presente spesso, a volte costantemente, nelle persone che già soffrono di malattie come endometriosi, colon irritabile, cistite interstiziale. Sono tante le donne in questa condizione: circa 7,8 milioni, più o meno, una su quattro.
Sono tante ma spesso sono abbandonate a loro stesse. Secondo un’indagine svolta da Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, trascorrono almeno sette mesi tra l’inizio della sofferenza e il primo consulto.
E, nel 30% dei casi ci vogliono tre o più visite da specialisti diversi prima di avere una diagnosi. Per aiutare le donne, fino al 28 ottobre c’è “Open week”: quattro ospedali (l’Azienda ospedaliera Giuseppe Moscati di Avellino, l’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, il Presidio ospedaliero Giovanni Paolo II di Olbia e l’Aou senese di Siena), aprono le porte per consulenze, visite, esami gratuiti.
IL DOLORE VA TENUTO D'OCCHIO
Lo scopo di questa iniziativa è anche quello di fermare l’attenzione sul dolore. Se, infatti, è presente da almeno tre mesi non è più un segnale, ma una vera e propria malattia a sé. «Quando il dolore permane per tutto questo tempo, si crea un cortocircuito a livello delle strutture nervose», spiega Monica Sommariva, dirigente medico dell’Unità operativa di urologia e Unità spinale dell’ospedale G. Fornaroli di Magenta. «Oggi, per fortuna, abbiamo a disposizione un bagaglio di soluzioni e nuove strategie sempre più efficaci, che permettono a chi soffre di ritrovare una vita normale».
È fondamentale però rivolgersi a strutture specializzate, dove sono presenti più specialisti. E per chi non sa a chi rivolgersi, oppure non è nelle città dove c’è l’Open Week, può avere gli indirizzi dei Centri in Italia telefonando al numero 02/29015286.
UTILE SCRIVERE UN DIARIO DEL DISTURBO
Un consiglio. Prima dell’appuntamento con lo specialista è utile ricostruire la storia del proprio dolore, con qualche appunto. È questo, infatti, un passo molto utile per favorire la diagnosi. Le informazioni più importanti? Com’è il dolore, in quale zona dell’addome è localizzato, se peggiora con i rapporti sessuali, e se sono presenti altri sintomi, per esempio, infiammazioni all’apparato ginecologico, stimoli continui e impellenti ad andare in bagno.
Sì anche alla descrizione del proprio ciclo mestruale, se si assumono contraccettivi, se c’è stato un aborto, oppure una gravidanza e in tal caso com’è avvenuto il parto.
Infine, è utile mettere “nero su bianco”, i disturbi precedenti all’inizio del dolore cronico, come malattie sessualmente trasmesse, sindrome del colon irritabile.
ottobre 2016
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