“Mi illumino di consenso” e “Lo mettiamo insieme?” sono solo alcuni degli slogan della campagna di educazione sessuale e affettiva che Durex, brand iconico nel campo dei profilattici e dei lubrificanti intimi, ha promosso nelle scuole superiori di Milano e hinterland già dal mese di ottobre. Obiettivo? Più di uno. Creare uno spazio di condivisione, un dialogo aperto tra adulti e adolescenti su temi che nella maggioranza delle famiglie italiane vengono ancora vissuti come un tabù. Fornire agli studenti tutti gli strumenti per praticare un sesso protetto e consapevole, migliorando la conoscenza del corpo (proprio e altrui), delle infezioni a trasmissione sessuale e del rischio di gravidanze indesiderate. Educare al rispetto e al consenso incondizionato, senza se e senza ma, dell’altro sesso. Accrescere l’attenzione pubblica sull’importanza di un’educazione sessuo-affettiva che tocca tutti i tasti della vita di ogni giovane.
Il percorso formativo "A luci accese"
"A luci accese". È questo il nome della campagna di educazione promossa da Durex, attualmente presente in 22 scuole di Milano e hinterland. Un percorso formativo a tutto tondo, che parla di sentimenti e di sesso, e che prevede due ore di incontro ogni tre settimane, all’interno dell’orario scolastico, per circa sei mesi.
«Per questo progetto, che offriamo a titolo gratuito, ci siamo affidati ad ALA milano Onlus, una società ben inserita nel territorio milanese che porta avanti progetti lgeati al benessere e alla salute delle persone. Lavora da anni con gli adolescenti, occupandosi di interventi sociali e di sostegno piscologico», spiega la dottoressa Laura Savarese, direttrice Affari Regolatori e Relazioni Esterne di Reckitt Benckiser Healthcare (Italia). «Conducono gli incontri psicologi e counsellor appositamente formati sui temi dell’affettività e della sessualità, che non tengono una lezione frontale, con l’esperto che sale in cattedra e i ragazzi che, tra uno sbadiglio e l’altro, apprendono qualche nozione di anatomia. Niente di tutto questo. La noia del classico insegnamento viene sostituita da una modalità circolare e interattiva, in cui gli educatori cercano di coinvolgere i ragazzi con dibattiti, commenti, scambio di esperienze, libere e senza pregiudizi, nonché veri e propri “giochi di ruolo”, all’insegna del divertimento e del rispetto reciproco delle proprie esigenze».
Come materiale scolastico, se così si può dire, vengono posti dei quiz su iPad, dove rispondere cliccando (domanda: quale di queste quattro definizioni non corrisponde a una malattia a trasmissione sessuale?), forniti dati e disegni, e distribuite delle card simili a quelle dei giochi da tavolo che raccontano, in modo ultrastringato, delle situazioni-tipo che si possono verificare tra un ragazzo e una ragazzo che si frequentano.
Il fine? Aiutare gli studenti a capire come gestire la relazione e come comportarsi al meglio, nel modo più rispettoso possibile, sia negli affetti sia negli approcci sessuali. Infine, i partecipanti agli incontri, tramite bigliettini anonimi consegnati all’educatore, sono invitati a raccontare che cosa hanno percepito, quali sono le domande rimaste senza risposta, che cosa li turba o li spaventa del loro vissuto emozionale-sessuale.
Una lezione di vita, quindi, di cui la nostra società ha tanto bisogno, visto che l’Italia è il fanalino di coda rispetto agli altri Paesi europei, dove l’educazione sessuale è materia obbligatoria nelle scuole superiori, al pari dell’educazione civica e di quella stradale. L’iniziativa di Durex, che viene offerta a tutti gli istituti scolastici sotto il patrocinio del Comune di Milano, viene quindi a colmare un vuoto legislativo che, purtroppo, i recenti fatti di cronaca nera hanno messo in drammatica evidenza.
Osservatorio giovani: tanta ignoranza
Ma che cosa sa la cosiddetta Gen Z di sesso e d’intorni? Quali sono le informazioni che i giovani d’oggi ricevono su questo tema così delicato? «Da sei anni l’Osservatorio Durex monitora la situazione attraverso periodici sondaggi tra giovani e giovanissimi che si affacciano alle prime esperienze sessuali», racconta il dottor Filippo Nimbi, docente di sessuologia alla Facoltà di Psicologia dell’Università La Sapienza e consulente scientifico della Campagna educazionale “A luci accese”.
«Proprio di recente abbiamo rivolto a 15.000 studenti italiani tra gli 11 e i 24 alcune domande sulle loro conoscenze in tema di fisiologia dell’apparato riproduttivo, sesso, infezioni e gravidanze indesiderate. Ne è uscito un panorama deludente, pieno di false credenze, stereotipi e anche idee maschiliste dure a morire, con il mito del maschio alfa che deve condurre i giochi e spesso rifiuta il preservativo per non interrompere la performance. Dal nostro Osservatorio risulta, infatti, che meno di un giovane su due (il 43,4%) lo utilizza regolarmente, mentre il 62,5% degli intervistati si affida ancora al coito interrotto, ignorando il meccanismo e la funzione dei metodi anticoncenzionali, non solo dei contraccettivi di barriera.
Ben il 39% ritiene che il coito interrotto sia un metodo molto efficace per evitare sia le gravidanze indesiderate sia le infezioni a trasmissione senssuale, quando in realtà non serve a prevenire né le une né le altre. Altri dati allarmanti? l’11% degli adolescenti dichiara di avere avuto il primo rapporto sessuale completo intorno ai 13 anni, mentre ben il 45% ammette di essersi informato per l’occasione su l’unico mezzo disponibile: Internet. Ovvero un ammasso di fake news, informazioni confusionarie, errate e contradditorie, che portano spesso ad accedere a siti pornografici pronti a offrire un’immagine distorta dalla realtà, in cui la donna è spesso sottomessa e l’uomo, performante come solo i supereroi sanno esserlo, non utilizza mai il preservativo».
A proposito di sesso protetto. Oltre il 55% degli studenti intervistati dichiara che dev’essere sempre il ragazzo a proporre il preservativo, perché altrimenti scatta lo stereotipo della ragazza facile, disinibita e pronta a tutto. Circa le IST (infezioni sessualmente trasmesse), infine, i nativi digitali che smanettano al computer sanno pressapoco che cos'è l’HIV e conoscono per sommi capi i nomi delle altre infezioni che si possono trasmettere attraverso i rapporti. Ma se li si interroga sui sintomi e le modalità di contagio restano a bocca chiusa o affermano cose non vere, come il fatto che interessano solo chi ha rapporti plurimi con più partner e che non si possono contrarre se si è monogami o si fa l’amore per la prima volta. Insomma, idee sbagliate che guidano comportamenti a rischio e ribadiscono la necessità di un’evoluzione culturale. A partire dall’educazione e dal confronto nelle scuole.
dicembre 2023
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